Crisi migratoria: tanti rischi ma anche opportunità per crescita futura dell’UE

European union concept

La crisi migratoria sta mettendo a dura prova la capacità dell’Unione Europea di
gestire i flussi ingenti di rifugiati ed evitare ripercussioni sia nel breve che nel
medio-lungo periodo. L’ondata di profughi in arrivo soprattutto dalla Siria porterà,
secondo quanto stimato da Standard & Poor’s, il totale delle persone in cerca
di asilo in Europa supererà il precedente picco dell’inizio degli anni Novanta in
scia alla disgregazione del’ex Jugoslavia.

In Germania in particolare sono previsti quest’anno oltre 1 milione di rifugiati, più
dell’1% dell’intera popolazione tedesca. Questo aumento della migrazione verso
l’UE è un vantaggio o un peso per rating sovrani nella regione? Secondo l’agenzia
di rating Standard & Poor’s (S&P) sono molteplici i fattori da prendere in
considerazione, dall’impatto su bilanci pubblici e crescita alla gestione dei processi
decisionali. Proprio la gestione della crisi è visto come l’elemento più critico:
“se ci sarà o meno un impatto sui rating sovrani dipenderà da quanto bene l’Unione
europea lavorerà insieme per affrontare questa sfida”.

Considerando la Germania, gli impatti sui conti pubblici sono stimati in circa 6 mld
di euro di spese extra per i rifugiati nel 2016, pari a solo il 2% della spesa totale
e allo 0,2% del Pil tedesco. Impatti similari sono stimati anche per gli altri paesi
e quindi S&P non vede nell’immediato alcuna conseguenza sul rating di Germania
& co.

Nel lungo periodo, ci potrebbe essere un impatto positivo sulla crescita “mite” che
caratterizza i Paesi dell’area euro. L’ondata migratoria, con i rifugiati in arrivo
dalla Siria che risultano avere un’età media decisamente bassa, potrebbero alleviare
le incombenti sfide economiche e fiscali dell’Europa occidentale che le tendenze
demografiche sfavorevoli andranno a creare. S&P sottolinea però che l’afflusso
migratorio non risolverà i problemi futuri pensionistici e sanitari derivanti
dall’invecchiamento della popolazione.

Se vuoi continuare a leggere l’articolo vai sul CJ n.433