Non solo export ed EXPO, l’Italia prova a ripartire

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Il segno più è tornato a baciare, dopo due anni e mezzo, l’economia italiana. Una variazione congiunturale positiva dello 0,3% a inizio anno che è andata anche oltre le attese di consensus facendo ben sperare anche per il proseguo dell’anno. La spinta
propulsiva potrebbe accelerare già dal trimestre in corso con segnali di risveglio anche
dalla domanda interna. Non è ancora il caso di decantare le virtù della ripresa che
dovrà mostrarsi convincente e soprattutto duratura visto che il terreno da recuperare
è decisamente tanto (il livello del PIL attuale risulta infatti del 9,3% inferiore ai picchi
pre-crisi).

A fare da volano al primo segnale di risveglio economico è stata l’industria a
conferma dei riscontri positivi che erano arrivati dalla produzione industriale di marzo.
Il manifatturiero è il comparto che maggiormente si giova del deprezzamento dell’euro
e del minore prezzo dell’energia rispetto a un anno fa, ma dai dati Istat emerge come
non si tratti di una “ripresina” che poggia esclusivamente sul balzo dell’export, con
segnali confortanti in arrivo anche dalla domanda interna che ha iniziato a contribuire
positivamente sul pil. “La ripresa sarà guidata da una combinazione di domanda interna
ed estera – rimarca Barclays – con le famiglie (e quindi i consumi privati) che
dovrebbero benefi ciare dell’aumento del reddito disponibile reale, della stabilizzazione
del mercato del lavoro e di una politica di bilancio neutra”.

Adesso il target di crescita dello 0,7% indicato dal governo appare decisamente più a
portata di mano, e anche la soglia dell’1% di crescita potrebbe rivelarsi raggiungibile
se effettivamente nei prossimi trimestri si avrà l’auspicata prova di forza del mercato
del lavoro sulla scia del Jobs Act con i dati dell’Inps che hanno evidenziato un vero
e proprio balzo dei nuovi contratti a tempo indeterminato nei primi mesi dell’anno anche
se molti vano di fatto a sostituire altre tipologie di contratto con le imprese letteralmente
a caccia degli sgravi contributivi che il governo ha stanziato per il prossimo
triennio.

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