2012 AGLI SGOCCIOLI: QUALI INCOGNITE SUL BELPAESE?

Tensioni politiche e Tobin Tax metteranno a dura prova Piazza Affari? I certificati da tenere sotto osservazione.

 

Proprio quando sembrava che l’Italia fosse riuscita a scrollarsi di dosso quella fastidiosa etichetta di Paese politicamente instabile, incapace di garantire continuità nel processo di riforme strutturali e per questo poco meritevole di credibilità internazionale, ecco che un nuovo pasticcio all’italiana si è consumato nell’arco di poche ore. A distanza di una sola settimana da quei 303 bp toccati dallo spread Bund-BTP al culmine di un ininterrotto movimento di recupero partito dai massimi di luglio al di sopra dei 535 punti base, all’indomani dell’annuncio delle dimissioni da parte di Monti, l’asticella di allarme sul rischio paese si è nuovamente alzata trascinando con sé anche il comparto azionario. Il FTSE Mib di Piazza Affari, ha prontamente accusato il colpo, perdendo in solitaria oltre il 2,2% del proprio valore, salvo poi recuperare il terreno perso nelle sedute successive anche grazie al tono di fondo positivo dei mercati. Inoltre, il via libera della Commissione Europea, seppur condizionato, al salvataggio pubblico di Monte dei Paschi di Siena, che secondo le stime impiegherà un quinto dell’incasso dell’IMU, ha raffreddato lo spread obbligazionario, in area 311 bp secondo i dati rilevati al 18 dicembre, con un’influenza diretta sul contratto CDS sul rischio default del Belpaese sceso ora in area 266 punti base. Fragilità politica fino alle prossime elezioni ed equilibrio precario del settore bancario, dovuto all’approvazione del piano di ristrutturazione della banca di Siena entro i prossimi sei mesi, non sono gli unici driver dell’incertezza sul mercato italiano. A minare la tenuta dei 16000 punti faticosamente riconquistati e l’attrattività internazionale del mercato italiano nelle ultime battute del 2012 c’è anche la Tobin Tax che, con aliquote superiori alle prime stime, rischia di far finire le azioni del listino milanese nella bad list dei gestori. Per una piazza già volatile date le dimensioni ridotte del mercato, l’effetto inibitorio sui volumi che verrebbe indotto dall’introduzione della tassa, potrebbe infatti produrre l’effetto contrario a quello di stabilizzazione del mercato ricercato dai vertici europei. Un rovescio dalla medaglia non trascurabile, tanto che la Germania ha deciso di posticipare l’introduzione della nuova aliquota al 2016. Guardiamo quindi da vicino le nuove direttive borsistiche in vigore dal prossimo marzo.

TOBIN TAX

Entrerà in vigore a marzo la tassa sulle transazioni finanziarie, applicata agli acquisti sui mercati regolamentati e over the counter in azioni (con almeno 500 milioni di euro di capitalizzazione), strumenti finanziari partecipativi, come le obbligazioni convertibili e derivati. Nel caso dei primi due asset l’importo sarà calcolato come aliquota d’imposta sui mercati regolamentati pari allo 0,12% del controvalore e dello 0,22% su quelli OTC, fino al 2014, dove scalerà in entrambi i circuiti dello 0,02%.  Nel caso dei derivati invece l’imposta sarà fissa e applicabile solo per le operazioni concluse a partire dal prossimo 1 luglio, in concomitanza dell’incremento dell’IVA al 22%. In particolare, sul mercato non regolamentato in merito ai certificates, quelli che hanno come sottostante indici su azioni italiane (come il FTSE Mib) pagano 0,10 euro se il valore del nozionale è compreso tra i 5000 e i 10000 euro; 0,50 per un importo superiore ma al di sotto dei 50000 euro, oltre i quali la tassa diventa di 1 euro qualora il lotto sia compreso entro i 100 mila euro. Se il sottostante è invece un’azione italiana, a parità di nozionale, la tariffa segue lo schema precedente ma moltiplicata per 5. Sui mercati regolamentati invece le tariffe vengono divise per cinque. A differenza delle azioni, le operazioni intraday su derivati pagano l’imposta e anche il venditore è soggetto al pagamento della tariffa fissa.

 

 Per seguire l’evoluzione del mercato finanziario italiano, vediamo quali possono essere i certificati scritti sull’indice FTSE Mib, quelli a pagare una minor imposta, che meglio si adattano ai differenti scenari.

BARRIERE VICINE AI 12000 PUNTI

Sono indicati per uno scenario di medio termine lateral rialzista, due Bonus scritti sull’indice italiano, targati rispettivamente Banca Aletti e BNP Paribas. Partendo da quello dell’emittente italiana, il certificato (codice Isin IT0004627938) fissa lo strike a 20502,02 punti e la barriera al rispettivo 57%, ovvero 11686,15 punti. Alla scadenza datata 9 settembre 2013, sarà rimborsato con 115 euro ogni 100 di nominale se l’indice sottostante non avrà mai violato la soglia knock out, pena la perdita delle opzioni aggiuntive e un allineamento del prezzo con la performance effettiva del sottostante dall’emissione. Per un valore di chiusura dell’indice superiore al livello Bonus, equivalente a 23577,32 punti il certificato replicherà linearmente l’apprezzamento complessivo dell’indice rispetto al valore strike. Esposto sul Sedex a un prezzo lettera di 103,65 euro, lascia spazio a un rendimento complessivo del 10,95% in nove mesi a fronte di un valore spot del sottostante tricolore pari a 16141,77 punti indice rilevato al 18 dicembre. In virtù, tuttavia, di un premio sulla componente lineare pari al 24% è da segnalare come a fronte dell’interessante upside in caso di evento knock out, il FTSE Mib dovrebbe chiudere a 21250 punti per non registrare alcuna perdita. Simile nella struttura, il Bonus Cap targato BNP Paribas, identificato da codice Isin NL0009525815, si distingue per alcune peculiarità. Prima di tutto la scadenza, prevista per il 19 luglio 2013, alla quale tuttavia si presenta un simile payoff. Il certificato infatti rimborserà 115 euro ogni 100 di nominale se il valore dell’indice italiano, lungo la sua durata residua, non avrà mai toccato la soglia invalidante, posta a 11992,793 punti. Fissato uno strike ad un livello inferiore, pari a 18450,45 punti, in caso di evento knock out, il certificato legherà il suo valore alla performance lineare dell’indice rispetto al valore iniziale con il vincolo dato dalla presenza in questo caso di un cap ai rendimenti, di un rimborso massimo pari a 115 euro, equivalente a 21218,018 punti in termini di indice. Ad un semestre dalla scadenza naturale, pur considerato il buon margine di oltre il 25% dalla barriera, è di 106,75 euro prezzo lettera a cui è esposto sui book del Sedex in data 18 dicembre, lasciando così spazio ad un rendimento del 7,7%, a fronte di un premio del 18%. In entrambi i casi il buon upside è giustificato dalle notevoli oscillazioni di prezzo che caratterizzano il sottostante nonché alla perdita attesa dovuta ai dividendi, stimabile a 343 punti nel primo caso a punti e a 391 nel secondo.

DISCOUNT MA NON TROPPO

 Sempre rivolto ad ottenere un’interessante performance in mercati laterali, un ulteriore alternativa è offerta dal Discount di Deutsche Bank, identificato da codice Isin DE000DE7YTY5. Rilevato uno strike a 16200 punti ed emesso a un prezzo di 13,09 euro, alla scadenza fissata per il 14 ottobre 2013 rimborserà un massimo di 16,2 euro qualora il valore dell’indice non sia inferiore a quello iniziale. In caso contrario il rimborso sarà calcolato come prezzo di chiusura dell’indice FTSE Mib alla data di rilevazione moltiplicato per 0,001. Ponendo l’ipotesi di un valore finale pari ai correnti 16141,77 punti, il rimborso sarebbe pari a 16,14 punti. Esposto sul Sedex ad una lettera di 14,70 euro, l’acquisto a tale prezzo determinerebbe un rendimento a dieci mesi del 9,8%. Il cap posto ai rendimenti implica tuttavia un upside massimo conseguibile del 10,2% mentre in caso di ribasso dell’indice si otterrebbe un’effettiva perdita rispetto al prezzo di carico solo per valori finali del FTSE Mib al di sotto dei 14700 punti. Se da un lato l’esposizione diretta al sottostante viene ammortizzata da tale strumento più al ribasso che al rialzo, risulta doveroso tenere conto dei dividendi staccati lungo la durata residua, quale perdita attesa sul sottostante, non percepiti tuttavia dal possessore di certificati. In questo caso, in virtù di una stima pari al 3,02%, è come se implicitamente il rimborso teorico corrente non fosse di 16,14 euro ma da 15,65 euro.