IL GIOCO DELLE PARTI

Focus sulle variabili dei nuovi Bonus Cap targati BNP Paribas

L’arrivo al Sedex dell’ultima ondata di emissioni targate BNP Paribas, che si conferma così una delle emittenti più attive del settore, ci offre lo spunto per tornare a parlare sul Punto Tecnico dei Bonus Cap. Sono ben 29, infatti, i certificati dotati di tale tipologia di payoff che dallo scorso 16 ottobre hanno iniziato a quotare in Borsa Italiana, proponendo una vasta gamma di sottostanti su quattro orizzonti temporali di riferimento.

Mai come in questa tipologia di struttura, che per gli amanti delle opzioni analizzeremo a breve nel dettaglio, le variabili che contraddistinguono i vari sottostanti, ricoprono un ruolo fondamentale nella fase di strutturazione. Ecco pertanto che, avere a disposizione diversi sottostanti con molteplici caratteristiche, ma accomunate dalla medesima scadenza, consente di mettere in evidenza per il lettore le variabili, volatilità in primis, che influenzano maggiormente il trade-off rischio-rendimento insito in ogni singolo prodotto.

L’ANGOLO DELLO STRUTTURATORE

L’acquisto di un Bonus Cap Certificate è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni, che comprende:

• Acquisto di un’opzione call con strike price pari a zero

• Acquisto di una barrier option put di tipo down&out, con strike pari al livello bonus e barriera pari al livello invalidante

• Vendita di un’opzione call con strike pari al livello cap

Tale struttura, consente di ricevere il bonus di rendimento associato all’opzione esotica knock-out, qualora nel corso della vita del certificato, il sottostante non sia mai sceso al di sotto del livello invalidante ( ove la barriera sia di tipo continuo). E’ proprio tale opzione che riveste un ruolo fondamentale per la creazione del payoff a scadenza, a presentare una correlazione inversa rispetto ai movimenti della volatilità. Ciò comporta, di conseguenza, che il certificato risulterà essere molto sensibile agli scostamenti del livello della skew di volatilità del relativo underlying.

UN MIX DI FATTORI

Volatilità, rendimento atteso e dividend yield del sottostante giocano un ruolo fondamentale nella strutturazione del certificato, in modo particolare in ottica di definizione dei rendimenti prospettati e del posizionamento del livello barriera. L’obiettivo dichiarato del Punto Tecnico è quello di rendere il più possibile chiare al lettore le condizioni che influenzano lo strutturatore all’atto di emissione. Come visto in precedenza, ad una maggiore volatilità è connesso un prezzo inferiore dell’opzione che assume il peso relativo maggiore nella creazione del certificato, il che permette all’emittente di offrire condizioni migliori.

Non a caso infatti, sono proprio i sottostanti che si distinguono per una volatilità pari all’incirca al 40%, a prevedere ancora oggi gli upside potenziali più elevati, anche a fronte di una corposa distanza dal livello invalidante. Dividendi e rendimento atteso (calcolato come EQRP, ovvero l’Equity Risk Premium), giocano poi un ruolo di rilievo seppur non primario.

Andando per ordine, con l’ausilio dei due grafici ad istogramma presenti in pagina, cerchiamo di analizzare brevemente le varie relazioni che legano le variabili. Per un efficace raffronto sono stati accostati sul medesimo grafico i certificati, o gruppi di certificati, con le medesime scadenze.

Completamente confermata, la classica relazione che intercorre tra rischio – rendimento, dove in generale i certificati con upside maggiori (istogramma in rosso) sono soggetti a probabilità di successo tendenzialmente inferiori. Il CED|Probability, ovvero l’indicatore di probabilità comunemente utilizzato dal CJ, capace di sintetizzare al suo interno le variabili fin qui presentate, offre un valido strumento al fine di stimare le possibilità di successo di ogni singola struttura. Come è noto, tale indicatore risulta essere correlato negativamente con la volatilità e quindi associa ad alti upside un valore inferiore, confermando così l’annoso trade-off che vede l’investitore scegliere tra bassi rendimenti con una probabilità elevata e alti rendimenti con bassa probabilità.

Prendendo a riferimento il top per rendimento, non stupisce come il 16,07% di upside ad oggi offerto potenzialmente dal Bonus Cap su UniCredit ( Isin NL0010069316) , sia di fatto connesso ad un titolo che presenta la volatilità storica più alta (70,33%), al pari di Banca Monte dei Paschi di Siena (72,33%). Analogamente, nonostante un buffer tra i più bassi tra i selezionati (21,61%), la bassa volatilità (26,5%) del titolo ENI, consente al Bonus Cap identificabile da codice Isin NL0010069381 di contraddistinguersi per un CED|Probability del 63,53%, esattamente pari alla media dei certificati oggetto di analisi.

Per l’elenco dei codici Isin collegati ai sottostanti analizzati in tabella si rimanda alla pagina numero 23 del CJ 296.