NE’ FISSO, NE’ VARIABILE

Tra tasso fisso e variabile, può essere il momento di puntare sulle inverse floater

 

Quando si tratta di scegliere la composizione del proprio portafoglio obbligazionario di investimenti, il primo passo da compiere è senza dubbio la ponderazione e quindi la gestione dei rischi, intesi sia sotto il punto di vista del rischio emittente, dove un’oculata diversificazione può ridurlo anche considerevolmente, sia sotto il punto di vista del rischio tassi. Proprio quest’ultimo è stato un importante driver nell’ultimo anno, che ha costretto i più attenti investitori a rivedere nel tempo le proprie scelte, con la view di mercato che si è più volte spostata dal tasso variabile al tasso fisso, in scia ai cambiamenti delle strategie di politica monetaria adottate dai policy maker europei.Il rapido evolversi del quadro economico che ha avuto evidenti impatti sui rendimenti, con una netta quanto rapida discesa generalizzata degli yields, rende oggi particolarmente gravoso per gli investitori il compito di scegliere gli asset più idonei al contesto di mercato. Se da un lato il basso appeal del tasso variabile, con i principali indici di riferimento (Euribor) nei pressi dei loro minimi storici, potrebbe nuovamente suggerire il posizionamento sul tasso fisso, dall’altro va sottolineato come per mirare a discreti rendimenti sia necessario posizionarsi su maturity di medio-lungo termine, con un conseguente incremento del rischio tassi qualora lo scenario torni nuovamente a mutare.Sebbene un’attenta diversificazione, che copra tutti gli ambiti di un investimento obbligazionario, ivi compreso il discorso duration, ovvero il rischio tassi, sia oggi più che mai indispensabile, è bene tornare a guardare anche alle inverse floater, dove il treno in corsa è sì già partito, ma potrebbe portare ancora discrete soddisfazioni agli investitori. Per comprendere ciò è sufficiente guardare all’andamento della curva forward sul tasso Euribor, che indica di fatto le aspettative del mercato circa la sua evoluzione futura. Ebbene, sulla scia delle attese di una lunga prosecuzione delle manovre non convenzionali da parte della BCE, che prevedono tra l’altro la seconda tranche di LTRO, il tasso interbancario di riferimento dell’area Euro è dato in calo dagli attuali livelli almeno fino a metà 2015, per poi crescere ad un ritmo molto contenuto, se confrontato con il tasso di crescita di meno di un anno fa.In tale contesto, le inverse floater, caratterizzate da una cedola che varia inversamente rispetto ad un tasso di mercato di riferimento, la cui indicizzazione della cedola si aggancia alla differenza tra un tasso fisso predefinito ed un multiplo dell’indice di mercato, consentono appieno di sfruttare tale situazione sul fronte tassi. Come in ogni investimento, ad un maggior rendimento, dal momento che l’ammontare cedolare non è altro che il frutto di una sottrazione tra un alto valore facciale e l’Euribor, nei pressi dei suoi minimi storici, è associato un maggior rischio, sotto il profilo della reattività ai movimenti dei tassi di mercato connesso quindi ad una duration molto elevata.Per dar seguito a quanto esposto finora, soffermiamoci sulle quattro proposte dotate di tale profilo di indicizzazione targate Barclays Plc. Come è possibile vedere dalla tabella delle caratteristiche, non tutte espongono l’investitore al medesimo rischio tassi, non solo per la diversa maturity ma anche per la modalità di indicizzazione, che in alcuni casi prevede un floor ai rendimenti minimi e in altri una struttura inverse di tipo leverage. Cartina di tornasole di tale assunto, è il grafico che ne mette in evidenza i movimenti di prezzo registrati nell’ultimo bimestre, con le strutture più aggressive sotto il profilo di duration, che hanno messo a segno le performance migliori.

Scegliendo come discriminante il differenziale di rendimento che le proposte targate Barclays risultano avere rispetto alla curva comparables (EUR Bank AA curve), in base alla struttura attuale della curva forward sull’Euribor, merita di essere messa sotto osservazionela Scudo7,5% – Euribor (Isin IT0006712142).

Tale obbligazione, avente una struttura di tipo fix-to-inverse floating, consente di avere accesso, in base ai correnti 101,01 euro, a un rendimento annuo del 5,241%. L’elevato tasso fisso, distribuito fino a gennaio 2013, e il 7,5% a cui viene sottratto poi l’Euribor trimestrale flat, rendono l’obbligazione particolarmente indicata per chi si attende un andamento stabile o anche moderatamente rialzista del tasso interbancario. Infatti, la struttura, benché presenti una scadenza prevista per il 25 gennaio 2025 e nonostante la leva sulla duration, per via della tipologia di indicizzazione viaggia su livelli di rischio accettabili. L’attuale prezzo, in confronto alle altre tre proposte di Barclays, ne è un’ulteriore riprova.