CHI NON MUORE SI RIVEDE

La trimestrale dà l’ennesima scossa a Unicredit. Il Bonus di BNP per puntare all’ 11,11% in un mese, con una barriera a 0,446 euro .

Ad aprire in rosso le danze dell’ultima ottava ci ha pensato non solo il collocamento dei BTP quinquennali ad un rendimento record al 6,29%,  ma anche Unicredit che non ha mancato di sorprendere in negativo i mercati, con un risultato per il terzo trimestre dell’anno ben al di sotto del già cauto consensus. I conti hanno infatti mostrato una perdita netta per i primi nove mesi di 9,32 miliardi di euro a cui hanno contribuito in gran parte le svalutazioni degli avviamenti delle banche acquisite.

Inoltre, la debolezza dell’economia europea non ha certo giovato alle finanze di Unicredit che si prepara all’incontro, previsto per il prossimo giugno, con l’European Banking Authority per valutare la presenza di un Core Tier 1 ex Basilea 3 non inferiore al 9%. Il management proporrà quindi all’assemblea straordinaria del prossimo 15 dicembre, un aumento di capitale pari a 7,5 miliardi con raggruppamento delle azioni ordinarie e di risparmio nel rapporto di 1 a 10, nonché l’approvazione del piano industriale che include, oltre alla rinuncia alla distribuzione dei dividendi per l’esercizio 2011, l’addio al modello di banca universale.

Immediate le reazioni in borsa con il titolo di piazza Cordusio, che si conferma uno dei più instabili del comparto con una volatilità del 90,3527%, che arriva a perdere più del 9%. Elementi indubbiamente negativi che però creano delle interessanti opportunità di breve termine su alcuni certificati di investimento. Torna così a far parlare di sé il Bonus Cap di BNP Paribas scritto su Unicredit, in scadenza il prossimo 16 dicembre. Rilevato uno strike a 0,892 euro, il suo punto di forza è rappresentato dalla profondità della barriera a 0,446 euro, pari al 50% del valore iniziale. Il Bonus dell’emittente francese, infatti, rimborserà a scadenza 110,5 euro ogni 100 di nominale se il sottostante non avrà chiuso ad un fixing pari o inferiore al livello invalidante. In caso di evento knock out, il certificato perderebbe l’opzione Bonus, allineando la sua quotazione con la performance di Unicredit dall’emissione.

Entrando nel dettaglio della quotazione, all’apertura dei mercati di martedì, il certificato scambiava a 99,45 euro, a fronte dei 0,724 euro di Unicredit, in calo rispetto alla chiusura precedente di 6,395 punti percentuali.  Anche se il margine dalla soglia invalidante è ancora del 38,40%, la flessione del titolo bancario mette in sofferenza l’opzione esotica presente nella struttura del Bonus Cap, così da lasciare spazio ad un rendimento a scadenza, ossia in un solo mese, dell’11,11%.

La lettera del certificato incorpora tuttavia un premio pari al 22,53% rispetto alla sua componente lineare. Da ciò consegue che, nel caso in cui Unicredit toccasse la barriera, determinando così la perdita dell’opzione bonus, per poi chiudere in scadenza sui correnti 0,724 euro, il certificato riconoscerebbe un rimborso di 81,17 euro, con una perdita rispetto all’acquisto a 99,45 euro di 22,53 punti percentuali.

La profondità della barriera ha infatti offerto finora un sostegno alle quotazioni del certificato dalle virate di Unicredit, facendo registrare la massima discesa lo scorso 22 settembre, con una perdita del 14,05% rispetto all’emissione, a fronte di una variazione di Unicredit  del 27,07% dai 0,892 euro di strike, a quota 0,6505 euro. Il cap invece agisce con una forza contraria, rallentando la velocità dell’upside del certificato, rispetto ai minirally del sottostante. Nella giornata dell’ 11 ottobre infatti a fronte di una quotazione del sottostante a 1,03 euro, in rialzo del 58% dal minimo del mese precedente, il Bonus è sì schizzato sui massimi, ma con un rialzo del 24,5%. D’altra parte basterebbero poche sedute negative come quella tracciata nelle prime ore della seduta di martedì per far saltare la soglia invalidante e quindi vedere un rapido allineamento del pricing del certificato con la performance del sottostante.