ORO, ZUCCHERO E PETROLIO SOTTO LO SCUDO

Sotto la lente la prima commodity linked targata Barclays Scudo

La regola d’oro di applicare una corretta diversificazione nella costruzione di un portafoglio vale nei periodi in cui il cielo volge al bello, ma ancor di più quando tira aria di tempesta. La speculazione che si è abbattuta nelle ultime due settimane sul Vecchio Continente, e più in particolare su Spagna e Italia, ha causato ingenti perdite ai portafogli azionari e obbligazionari e le preoccupazioni che da qualche giorno si sono spostate anche sul fronte statunitense, con il presidente Obama alle prese con l’approvazione delle misure necessarie per scongiurare tagli al rating sovrano, non aiutano certamente la ripresa. In questo contesto, poter approfittare della decorrelazione tra l’andamento dell’equity o del mercato obbligazionario e quello di alcune materie prime aiuta a ridurre l’esposizione al rischio. Basti pensare all’oro, da sempre bene rifugio per eccellenza, che proprio nelle ultime sedute ha raggiunto nuovi massimi storici al di sopra dei 1600 dollari l’oncia, o allo zucchero, che dai minimi dello scorso maggio ha inanellato una serie record di rialzi che hanno fruttato un apprezzamento superiore al 50%.

Proprio a queste due materie prime, con l’aggiunta del petrolio, guarda una delle ultime creazioni di Barclays, la Scudo Materie Prime 12% ( Isin IT0006720129) quotata sul MOT di Borsa Italiana. Per il nuovo bond della famiglia Scudo, l’emittente inglese ha scelto la struttura Call Worst of Digital a capitale protetto, la quale consente l’erogazione di una cedola del 12% lordo su base annua nel caso in cui ogni underlying contenuto nel basket sottostante si trovi in the money rispetto ai livelli iniziali.

Entrando più nel dettaglio, il basket sottostante è formato dal petrolio (Oil-Brent), dallo zucchero e dall’oro, ovvero le principali commodity rispettivamente del comparto energetico, delle soft commodity e dei metalli preziosi.

Il profilo di payoff dell’obbligazione ricalca sostanzialmente quello già conosciuto negli strutturati a rilevazioni intermedie, dotate quindi di opzioni call digital di tipo cash or nothing.

Ora, facendo riferimento al grafico dell’andamento dei prezzi, nonché alle performance degli underlying contenuti nel basket, se ne evince come tale obbligazione avrebbe contribuito a diminuire il rischio di mercato complessivo di un portafoglio in virtù della sua decorrelazione rispetto al mercato azionario. E’ utile ricordare, poi, come ai fini dell’erogazione della cedola annua non sia rilevante l’entità della performance positiva di ogni singolo sottostante, bensì la contemporaneità delle tre commodity al di sopra del livello iniziale. In tale ottica, si comprende come un ruolo fondamentale in questo tipo di strutture sia giocato dalla correlazione dei rendimenti di ogni singola asset class.

Al fine di valutare al meglio le potenzialità di questa obbligazione, si è provveduto ad effettuare un’analisi di scenario in concomitanza delle cinque date di rilevazione intermedie valide per l’erogazione della cedola del 12%, volta a valutare l’effetto che il futuro andamento delle tre commodity sottostanti eserciterebbe sul rendimento a scadenza del bond, tenuto conto di un acquisto ai valori correnti, pari a 100 euro.

In particolare, dall’analisi effettuata, è emerso che lo yield to maturity del bond può variare da un minimo del 2,51% lordo su base annua nel caso peggiore per l’investitore, con l’erogazione di una sola cedola del 12% al primo anno, fino al 12,17% nel caso in cui in ogni rilevazione si siano verificate le condizioni idonee alla distribuzione della stessa.