Tassi: la Bce muove in anticipo, la Fed tentenna

La Banca centrale europea mette il naso avanti e per la prima volta muove al rialzo sui tassi in anticipo rispetto alla Federal Reserve. Dalla nascita della Bce, abbiamo assistito a due differenti cicli di rialzo dei tassi, iniziati nel 1999 e nel 2005. In entrambi i casi la Fed aveva preceduto la Bce apportando una prima stretta monetaria in netto anticipo (di 5 mesi del 1999 e addirittura un anno e mezzo nel 2004). Ora l’Eurotower si prepara al primo ritocco all’insù di 25 punti base del costo del denaro sotto la crescente pressione dell’inflazione che nell’eurozona risulta già da 4 mesi sopra il livello di guarda del 2% (2,6% il livello raggiunto a marzo) complice principalmente il caro-materie prime. Da quando un mese fa Jean Claude Trichet ha fatto intendere che un rialzo dei tassi era imminente, l’euro ha accelerato la sua corsa mettendo archiviando il miglior trimestre degli ultimi 8 anni rispetto al dollaro spingendosi fino a quota 1,43 dollari, livelli che non vedeva da inizio 2010. Il rialzo dei tassi sarà solo l’inizio di un ciclo rialzista volto a frenare le recenti spinte inflative. Bisognerà vedere quale sarà il ritmo di ascesa dei tassi che porterà avanti la Bce che sarà costretta a guardare anche alle  tensioni legate alla crisi del debito dei Paesi periferici con il Portogallo che ieri è uscito allo scoperto avanzando la richiesta di aiuti finanziari all’Unione Europea e al Fmi.
La maggiore fretta della Bce a muovere sui tassi è facilmente spiegabile con il differente mandato che caratterizza l’Eurotower rispetto alla Fed. L’anima tedesca della banca centrale europea ha fatto sì che la stabilità dei prezzi è sempre stata al centro della politica monetaria della Bce, di contro a Washington la stabilità dei prezzi è sullo stesso gradino di crescita economica e occupazione, e spesso anche in subordine.
Fed che comunque non può chiudere gli occhi davanti al problema inflazione come conferma il recente cambiamento di linguaggio compiuto da Bernanke in prima persona. Il presidente della Federal Reserve ha riaffermato che le aspettative di inflazione rimangono stabili e ben ancorate ritenendo che l’aumento dei prezzi, dovuto soprattutto al rincaro delle materie prime, è un fenomeno che difficilmente persisterà nel tempo. L’aggiunta a quanto detto negli scorsi mesi è che bisogna comunque monitorare la situazione con “estrema attenzione” perché se le mie assunzioni si dimostrassero non corrette, allora anche la Fed dovrà  certamente rispondere per garantire la stabilità dei prezzi. Nonostante questo cambiamento di linguaggio, il mercato non sembra convinto circa un intervento in tempi brevi della Fed nonostante la forza mostrata dalla congiuntura Usa suggerisca un’accelerazione dell’exit strategy dalla politica monetaria ultra-accomodante.