Banche sull’ottovolante

Moody’s mette sotto osservazione il rating di molte banche europee e minaccia la tenuta dell’intero comparto ma il voto greco le sostiene

Due le notizie che hanno scosso i mercati azionari, e più in particolare il settore bancario, nell’ultima settimana. Dapprima il monito di Moody’s, che ha dichiarato di aver messo sotto osservazione le principali banche del Belpaese per un possibile taglio del rating, e successivamente il voto positivo da parte del parlamento greco al piano di austerity necessario per scongiurare il default. Le reazioni alle due notizie, naturalmente, sono state contrapposte, con i titoli bancari nazionali ed europei che hanno spiccato il volo, trascinandosi dietro i listini azionari, dopo essere affondati di oltre il 10% in poche sedute. Tutto ha avuto inizio il 23 giugno, allorché l’agenzia di rating americana ha annunciato di aver messo sotto revisione per un possibile downgrade il rating sul debito di 16 banche italiane, dando seguito al precedente intervento riguardante il debito governativo. Fra gli istituti colpiti dal monito di Moody’s, Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio di Firenze, Montepaschi, Cassa depositi e prestiti, Banco Popolare, BNL, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. E, ancora, Friuladria, Carige, Banca Sella e altri istituti di minori dimensioni.

Per altre 13 banche – ha dichiarato poi Moody’s – le prospettive sul rating passano da stabili a negative, con UBI, Italease, Credito Emiliano, Credito Valtellinese e la Banca Popolare di Spoleto nell’occhio del ciclone per un possibile downgrade nel lungo termine. Il quadro nazionale è completato, infine, da Unicredit, Banca Popolare di Milano e Dexia, il cui rating sui depositi era già sotto osservazione con prospettive negative. Le motivazioni che hanno portato l’agenzia di rating a mettere sotto scacco l’intero sistema bancario nazionale sono legate anche alla sensibilità ai cambiamenti relativi “all’affidabilità creditizia del governo e alla sua capacità di sostenere le banche». Sul debito non garantito di alcune banche, poi, pesano i nuovi orientamenti internazionali in tema di fallimenti bancari. Fra le ragioni spiegate da Moody’s, si evidenziano inoltre le preoccupazioni sulla minore «volontà dei governi di sostenere il debito senior (garantito) delle banche più piccole e meno importanti dal punto di vista sistemico», anche se in Italia l’orientamento politico «non è tale da giustificare un peggioramento del rating in questo momento».

Le reazioni alla notizia scagliata come un macigno sui mercati da Moody’s non si sono fatte attendere. Prendendo come periodo di riferimento i soli tre giorni compresi tra il 22 e il 24 giugno, Fondiaria-Sai ha segnato la peggiore performance, anche per l’annuncio dell’aumento di capitale, perdendo quasi il 14%; dietro di lei UniCredit e il Monte Paschi di Siena, in ribasso del 10% circa, seguite da  Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e Mediobanca, tutte in forte flessione del 9%, cioè oltre il doppio di quanto perso complessivamente dall’indice FTSE Mib.

A partire dalla tarda mattinata del 27 giugno, però, l’umore è decisamente cambiato sulla scia delle aspettative favorevoli all’approvazione, da parte del parlamento di Atene, del piano di austerity necessario per dare il via libera alla quinta tranche di prestiti internazionali volti ad evitare il fallimento della Grecia. Spostando l’asse di riferimento delle principali variazioni delle banche inserite nell’indice FTSE Mib dal 27 al 30 giugno, in cima alla classifica con un rialzo del 14% si è piazzata Fondiaria-Sai, seguita da Mediobanca con un guadagno del 5,69% e subito dopo da Intesa Sanpaolo e UniCredit in recupero del 5%. Tutto in una settimana, dunque, è successo sul fronte nazionale dei principali istituti bancari e di questa volatilità, sul segmento di mercato dei certificati, potrebbero averne approfittato, nell’ipotesi di ripartenza del settore, alcune emissioni che hanno fissato lo strike sul punto più basso dell’ultima correzione.

STRIKE SUI RECENTI MINIMI….

Il recente affondo di Intesa Sanpaolo, scivolata di quasi il 20% dalla fine di aprile, potrebbe giocare a favore di un nuovo Bonus Cap che in chiusura di seduta del 28 giugno ha fissato lo strike iniziale. Il certificato, della durata di due anni, è stato emesso da Deutsche Bank nella giornata di ieri, 29 giugno, e presenta le caratteristiche tipiche dei Bonus con cap. Più in particolare, alla scadenza del 1 luglio 2013 il profilo di payoff prevede il rimborso dei 100 euro nominali maggiorati di un bonus fisso del 21,75% a condizione che il valore di chiusura di Intesa Sanpaolo alla stessa data sia almeno pari o superiore alla barriera posta al 70% dello strike iniziale, ovvero al livello di 1,2334 euro, tenuto conto del valore di 1,762 euro rilevato alla data strike. In caso contrario, ovvero di rilevazione inferiore a tale livello, il meccanismo opzionale prevede il rimborso del nominale diminuito dell’effettiva performance al ribasso dell’azione a partire dallo strike. Si comprende pertanto come l’unico livello a cui si dovrà guardare, decidendo di puntare su questo nuovo certificato di Deutsche Bank, sia la barriera a 1,2334 euro, ossia una soglia inferiore di circa 9 centesimi ai minimi raggiunti dal titolo il 9 marzo 2009. L’osservazione della barriera esclusivamente alla data di valutazione finale riduce peraltro notevolmente i rischi di caduta improvvisa dei prezzi dell’azione, dovuta a peggioramenti temporanei della crisi attuale o a qualsiasi altra notizia che dovesse interessare il comparto bancario nei prossimi due anni. Va inoltre sottolineato che il tipo di barriera “ discreta a scadenza” contribuisce a rendere il certificato meno volatile, ovvero meno soggetto a bruschi movimenti di prezzo dovuti al cambiamento del parametro della volatilità implicita. Al di là delle considerazioni tecniche sul comportamento del certificato nel corso dei due anni di vita, ciò che si può facilmente concludere è che sfruttando la recente correzione del titolo, è possibile garantirsi un rendimento del 21,75% in 24 mesi con una rete di protezione condizionata, posizionata pochi centesimi al di sotto della cosiddetta linea Maginot. Il codice Isin di questo nuovo certificato è DE000DE6R0T5 e per la sua quotazione sul mercato secondario l’emittente rende noto che verrà fatta richiesta di ammissione al Sedex di Borsa Italiana.

…O STRIKE SUI PROSSIMI MINIMI?

Per chi ritenesse che il peggio non è ancora passato e vede ancora nubi nere all’orizzonte dei bancari, una seconda proposta di prossima emissione potrebbe beneficiare dell’eventuale ulteriore affondo del titolo guidato da Corrado Passera. Il certificato in questione è un Autocallable Step Plus che Banca Aletti emetterà il 19 luglio prossimo, al termine della fase di collocamento. Il meccanismo alla base di questa tipologia di certificato prevede che alla scadenza del 14 gennaio 2013 si benefici della protezione condizionata del nominale qualora il titolo sottostante sia ad un livello almeno pari o superiore alla barriera posta al 70% dello strike iniziale. Ipotizzando una rilevazione dello strike sugli attuali livelli di 1,762 euro ( la determinazione verrà effettuata sulla base del prezzo di chiusura dell’azione alla data di emissione), così come per il Bonus Cap di Deustche Bank ci si dovrà preoccupare solamente di un eventuale double deep in ottica di rientro dell’investimento iniziale. Proseguendo con l’analisi della caratteristiche dell’emissione, alla data di scadenza un valore di Intesa Sanpaolo superiore allo strike farà scaturire un rimborso pari ai 100 euro nominali maggiorati di una cedola finale del 28,5%; infine, un valore inferiore alla barriera, causerà un rimborso a benchmark, ovvero calcolato in funzione dell’effettiva performance al ribasso del titolo a partire dallo strike.

Prima di giungere alla scadenza, tuttavia, l’Autocallable Step Plus di Aletti potrebbe essere richiamato anticipatamente sfruttando la presenza in struttura di due distinte opzioni autocallable. In particolare, con cadenza semestrale a partire dall’emissione, ovvero il 12 gennaio 2012 e il 12 luglio dello stesso anno, sarà possibile ottenere il rimborso anticipato del nominale più un coupon semestrale del 9,50% ( 19% alla seconda data) alla sola condizione che Intesa Sanpaolo sia ad un livello superiore allo strike iniziale. Il codice Isin di questo certificato è IT0004736317 e per la sua quotazione sul mercato secondario l’emittente rende noto che verrà fatta richiesta di ammissione al Sedex di Borsa Italiana.

BANCA IMI CERCA IL SUPPORTO SUL SETTORIALE

Tra le novità che proprio in questi giorni hanno terminato la fase di collocamento se ne segnala una che, nell’ipotesi di ripartenza del settore bancario europeo, potrà essere ricordata per l’eccezionale market timing. Si tratta del nuovo Express di Banca IMI sull’indice Eurostoxx Banks, la cui data di emissione e di rilevazione dello strike è prevista per oggi, 30 giugno. Composto dalle 33 principali banche del Vecchio continente, e più nello specifico della zona Euro, l’indice settoriale Eurostoxx Banks ha lasciato sul campo circa il 12% del proprio valore da fine aprile e, guardando un grafico dell’ultimo anno, si trova ora a contatto con una fondamentale area di supporto statico. Osservando infatti più da vicino l’andamento grafico giornaliero, si nota come l’area 151 punti abbia respinto i due precedenti tentativi di affondo, a giugno e novembre 2010, e come questa stia contenendo anche l’attuale fase di correzione. Tecnicamente definibile come “triplo minimo”, almeno fino a prova contraria, quest’area di supporto è di straordinaria rilevanza se si considera che una sua rottura provocherebbe un rapido sell off e che, viceversa, una sua tenuta darebbe lo sprint per un veloce recupero del livello posto in zona 200 punti. In attesa di scoprire quale sarà il destino dell’indice di settore delle banche europee, e di conseguenza dell’intero mercato azionario dell’Eurozona, è pressoché certo che l’Express di Banca IMI avrà proprio nel livello dei 151 punti ( la rilevazione ufficiale è stata effettuata sulla base del prezzo di chiusura dell’indice alla data del 30 giugno) il proprio strike iniziale. Tale livello sarà determinante in occasione delle due date di rilevazione intermedie, fissate con cadenza annuale rispetto all’emissione, ovvero al 15 giugno 2012 e 21 giugno 2013, per definire l’eventuale esercizio anticipato del certificato. Più in particolare, qualora in una delle due date l’indice delle banche europee si trovi ad un livello pari o superiore a quello iniziale, il certificato rimborserà il nominale maggiorato di un coupon annuo del 10,1% ( con effetto memoria al secondo anno). Diversamente, qualora il livello rilevato nelle due date intermedie risulti sempre inferiore a quello di partenza, il certificato giungerà alla sua data di scadenza naturale, dove potranno presentarsi i classici tre scenari. Nello specifico, alla data di valutazione finale del 20 giugno 2014, un valore di chiusura dell’indice superiore allo strike permetterà il rimborso dei 1000 euro nominali più i tre coupon annuali per un totale di 1303 euro; un valore dell’indice inferiore allo strike ma almeno pari alla barriera, che verrà posta al 50% del livello iniziale, consentirà il rimborso del nominale e quindi la protezione del capitale investito; un valore dell’indice inferiore anche alla barriera darà infine luogo al rimborso del nominale diminuito dell’effettiva variazione negativa dell’indice calcolata a partire dallo strike. E’ utile sottolineare che il minimo raggiunto dall’Eurostoxx Banks a marzo 2009 è stato di 86,77 punti, un livello superiore a quello a cui è stata posizionata la barriera dell’Express.

Per quanto riguarda il rischio di perdita in conto capitale, va segnalato opportunamente che il 50% dello strike iniziale, qualora questo sia fissato a 151 punti, corrisponderebbe ad un livello dell’Eurostoxx banks inferiore ai minimi di marzo 2009, ovvero pari a 75,5 punti contro un minimo fissato a 86,77 punti. Pertanto, analogamente a quanto detto per le precedenti emissioni analizzate, se si ritiene improbabile una caduta del mercato al di sotto della linea Maginot di due anni fa è conseguentemente scongiurato qualsiasi rischio di perdita da tale investimento. Viceversa, se si ritiene plausibile uno scenario di pesante negatività per l’universo bancario, il rischio di perdita va commisurato alle opportunità offerte. Il codice Isin dell’Express di Banca IMI, che il 27 giugno ha terminato la fase di collocamento, è XS0634509441.