Euro batte Europa al giro di boa 2011

Il colpo di reni dei mercati  nelle ultime battute del 2011, frutto principalmente del sospirato via libera da parte del Parlamento greco alle nuove misure di austerità – condizione essenziale per ottenere la nuova tranche di aiuti e per definire i contorni del secondo piano di salvataggio – non cambia lo scenario non certo lusinghiero per l’azionario europeo. L’Eurostoxx 50 si avvia ad archiviare il primo semestre dell’anno con un bilancio sostanzialmente in parità dopo i forti ribassi che hanno caratterizzato i mesi di maggio e giugno.

La prima metà del 2011, di contro, è stata decisamente positiva per l’euro con un apprezzamento nell’ordine dell’8%. Un risultato  significativo se si pensa che proprio in questi mesi si sono riaccesi i focolai relativi ai problemi fiscali della Grecia e dei Paesi periferici. Una spiegazione arriva sicuramente dalla cronica debolezza del dollaro che ha favorito il movimento al rialzo  dell’euro. A  questo  si  aggiunge  il  differente  atteggiamento delle due banche centrali con l’Eurotower che ha già mosso sui tassi e si prepara a un nuovo rialzo di 25 punti base la prossima settimana, mentre la Fed rivierà probabilmente al 2012 la prima stretta complice la debolezza della congiuntura Usa. In prospettiva non va però tralasciato che maggiori  tassi  Bce  aumentano  i  costi di finanziamento  del debito. Aspetto preoccupante per i titoli di Paesi Periferici che vedranno aumentare i costi di finanziamento del debito con possibili tensioni anche sui titoli di stato di Paesi importanti quali Italia e Spagna.

Per  gli  investitori  europei  la  crisi  del  debito  pesare  sicuramente  sulle  valutazioni. A fine  giugno  2011,  l’indice  MSCI Europe  (ex  Gran  Bretagna)  mostra  un  multiplo  prezzo/utili a 12 mesi pari appena a 10,4, il più basso fra le principali economie avanzate di Stati Uniti, Giappone e regione Asia-Pacifico. Situazione in parte contraddittoria se si considera che Germania e Francia hanno annunciato una crescita economica rispettivamente dell’1,5% t/t e dell’1% t/t nel primo trimestre, segnando un ritmo di crescita ben oltre quello di Stati Uniti e Giappone. Forza controbilanciata però dalla difsicile situazione in cui versano i Paesi del Sud Europa, le cui economie risultano maggiormente frenate dalla crisi del debito. In questo senso va guardata la situazione dell’Italia che nelle ultime due settimane è stata ripetutamente nell’occhio del ciclone. Curioso notare come il “BlackRock Sovereign Risk Index”, indice che si propone di quantificare il rischio credito
che caratterizza ogni Paese, vede l’Italia come quinto Paese più a rischio, peggio di Irlanda e Ungheria.