Settore Automotive alla prova della geopolitica

Scarica il PDF

Stellantis osservata speciale tra strategie, leadership e possibili M&A

Nel 2025 il comparto automotive si trova ad affrontare una fase delicata, sospeso tra la transizione energetica, l’inasprimento delle tensioni geopolitiche e l’evoluzione del modello di business globale. In questo scenario, Stellantis si conferma uno dei player forse più dinamici, con la recente nomina di Antonio Filosa come nuovo CEO e Exor, l’azionista di riferimento, che osserva con attenzione i potenziali sviluppi, anche sul fronte delle operazioni straordinarie.

Tensioni geopolitiche e catena del valore sotto stress

Negli ultimi mesi, il riacutizzarsi dei contrasti tra Stati Uniti e Cina ha avuto conseguenze tangibili anche sul settore automobilistico. Le restrizioni cinesi sulle esportazioni di terre rare, in particolare dei magneti al neodimio usati nei motori elettrici, hanno messo in difficoltà l’intera catena di approvvigionamento globale, spingendo diverse case automobilistiche a rivedere le tempistiche produttive.

Parallelamente, il ritorno a una politica commerciale protezionista da parte degli Stati Uniti, con l’introduzione di dazi del 25% sulle auto importate, ha ridisegnato gli equilibri tra produttori, alzando i costi di filiera e comprimendo i margini, in particolare per i gruppi europei ed asiatici con forte esposizione al mercato nordamericano. In questo contesto, la revisione delle strategie produttive e logistiche è diventata imprescindibile.

Strategia industriale tra elettrico e autonomia rallentata

La transizione verso la mobilità elettrica e l’adozione di tecnologie di guida autonoma restano driver centrali del settore, ma sono oggi ostacolate da costi elevati, regolamentazioni frammentate e incertezza sugli incentivi futuri. Le immatricolazioni globali, seppur in lieve ripresa, non mostrano accelerazioni significative: secondo gli ultimi dati, nel 2025 si prevede un incremento di appena il 2,7%, con 98,7 milioni di unità vendute a livello globale.

Stellantis: nuova guida e visione a medio termine

Proprio in questo scenario complesso si inserisce la transizione al vertice di Stellantis. A partire dal 23 giugno 2025, il gruppo sarà guidato da Antonio Filosa, attuale CEO di Jeep e responsabile delle operazioni nel continente americano. La sua nomina rappresenta un ritorno a un management più radicato nei mercati chiave, con un approccio orientato alla stabilità operativa e al consolidamento della presenza nel Nord America.

L’uscita di scena di Carlos Tavares, artefice della fusione tra FCA e PSA, segna un passaggio di testimone importante: Filosa eredita un gruppo solido, ma chiamato a decisioni cruciali in tema di investimento, approvvigionamento e crescita per linee esterne.

Exor: visione di lungo periodo e attenzione al valore

L’azionista di riferimento Exor, la holding della famiglia Agnelli, continua a giocare un ruolo strategico attraverso una presenza attiva nella governance e nella definizione delle linee guida. Dopo aver lanciato il fondo Lingotto, Exor ha diversificato i propri interessi in settori sanitari, energetici e tecnologici, pur mantenendo una partecipazione chiave in Stellantis.

Le prospettive di medio termine sembrano orientate a una valorizzazione progressiva del gruppo, anche attraverso operazioni selettive. Il buyback da 3 miliardi di euro avviato nel 2024 testimonia la solidità finanziaria del gruppo e la fiducia nella sostenibilità dei flussi di cassa.

Secondo Bloomberg, la famiglia Agnelli ha messo da parte €2 miliardi dai proventi della cessione parziale di Ferrari per una nuova acquisizione in Europa o USA. Nessun target specificato, ma Stellantis viene citata tra le partecipate “in difficoltà”, e il mercato legge nell’uscita da Ferrari un potenziale riassetto del portafoglio Exor. La famiglia intende prendere quote tra il 10% e il 15% nelle nuove target.

M&A nel mirino? Renault resta sullo sfondo

Tra le ipotesi circolate con insistenza nelle scorse settimane, si è parlato di un possibile avvicinamento tra Stellantis e Renault. Tuttavia, sia Exor che i vertici del gruppo hanno smentito categoricamente trattative in corso, sottolineando l’assenza di discussioni formali e il peso politico della presenza dello Stato francese nel capitale Renault, un elemento che complica qualsiasi scenario di fusione.

Nonostante ciò, partnership tecnologiche o alleanze mirate su specifici segmenti – ad esempio nell’elettrico, nei veicoli commerciali o nei software di guida autonoma – potrebbero restare sul tavolo. Stellantis ha già dimostrato capacità di operare in modo selettivo, come dimostra l’accordo con Leapmotor, che ha previsto un investimento di 1,5 miliardi di euro e la creazione di una joint venture con il 51% di controllo.

Le performance del settore

Che le cose non siano andate nel verso giusto per questo settore lo possiamo constatare anche numeri alla mano. In generale a livello settoriale, mentre l’Eurostoxx 50 metteva a segno nell’ultimo anno un complessivo +7%, nello stesso periodo il settoriale Eurostoxx Automobiles & Parts lasciava sul terreno oltre il 19%. A livello di singolo sottostante, nella rilevazione da inizio 2023 ad oggi, ed è anche questo il motivo del presente approfondimento, è il titolo Stellantis il worst of assoluto con una perdita del 56,57% del proprio valore. Scendono di circa il 20% i titoli Mercedes Benz e Porsche Automobil Holding, segue poi Volkswagen a -16,1%, -15% per BMW, -13,3% per Renault fino al -12% di Ford. Nota a parte per Tesla (+74,9%) e per Ferrari (+3,8%), che appartiene però più al segmento del lusso. A doppia velocità i titoli della componentistica con Continental a +29,5% e Michelin invece a -15,5%. L’italiana Pirelli invece ha un saldo sostanzialmente in pari (+1%).

Stellantis che tanto piace al mondo Investment

Il titolo Stellantis ha sempre avuto un forte connubio con il mondo dei certificati Investment, risultando non a caso il sottostante più utilizzato nei basket. Questo perché, oggi come in passato, le variabili che accompagnano questo titolo sono le più utili per la strutturazione dei Certificates, ovvero volatilità più alta della media di mercato e dividend yield molto sostenuto. Questa dinamica ha comportato l’importante ricorso a questo sottostante, che ha trovato sempre più spazio nel basket worst of, chiaramente mettendo in sofferenza molte posizioni a seguito dell’importante discesa del titolo che, ricordiamolo, ha perso ad oggi quasi il 70% del proprio valore dai massimi di marzo 2024 a 27,35 euro.

Ancora oggi però Stellantis mantiene un suo appeal, come in realtà tutto il comparto automotive. Un settore che ha sofferto molto, trovandosi su livelli minimi di quotazione rispetto agli ultimi 3-4 anni, sul quale molti emittenti stanno osando anche con barriere leggermente meno protettive, per avere rendimenti più importanti certamente utili in ottica di portafoglio e di diversificazione. A latere di tutto ciò, rispetto alla storia di sofferenza dei prezzi, si sono parallelamente aperte anche alcune situazioni per strutturare switch-to-recovery che andremo ad analizzare.

Una shortlist su Stellantis

Abbiamo realizzato una shortlist che vede la presenza di Stellantis nel basket prevalentemente come worst of. Partiamo con due certificati agganciati al settore automotive, particolarmente utili per prendere un’esposizione sul settore, sfruttandone la debolezza contingente, al fine di avere sia un’esposizione tattica che garantisti anche una diversificazione di portafoglio.

La scelta è ricaduta su due proposte firmate Vontobel, con due approcci al rischio differenti.

Iniziamo con l’analisi del Cash Collect Memory Step Down (Isin DE000VK2NM23) con scadenza maggio 2027, agganciato ai titoli BMW, Mercedes Benz, Volkswagen e Stellantis con queste ultime due attuali worst of del basket a -13% circa da strike. Certificato che conseguentemente scambia sotto la pari a quota 96,80 euro. Barriera 60% con cedola mensile che si attesta all’1,45%. Da segnalare la presenza di una prima finestra autocall già dalla rilevazione di agosto con trigger iniziale subito sotto la pari al 95% e successivamente step down dell’1% mensile. Opzione quest’ultima che va letta all’interno di uno scenario laterale o moderatamente ribassista, come un’opzione di asimmetria e protezione. Rendimento target a scadenza, mix tra cedola e acquisto sotto la pari, che sale al 20,19% annuo.

Profilo molto più difensivo per il Cash Collect Memory Airbag Step Down (Isin DE000VK6PDH4) sempre firmato Vontobel e agganciato al medesimo basket worst of. Le opzioni accessorie contenute nella struttura vedono la presenza di una barriera profonda al 40% e Airbag/Low Strike al 60%, con cedole mensili dell’1% (trigger premio pari al livello barriera). Anche in questo caso l’osservazione valida per l’autocall è prevista dopo 3 mesi dalla nascita del prodotto, qui a partire da settembre, sempre in modalità step down dell’1% mese con trigger iniziale del 95%. Basket sottostante che in media è sceso del 2% da strike con prezzo del certificato attualmente leggermente sotto la parità.

Virando su un paniere italiano, troviamo il Phoenix Memory Step Down (Isin XS2938793622) firmato Barclays agganciato ad un basket composto da Unicredit, Intesa Sanpaolo, Eni e Stellantis, quest’ultimo titolo chiaramente worst of a -32,77% da strike. La barriera capitale fissata al 45% concede ulteriori margini di flessibilità, mentre il prezzo del certificato a 87,5 euro rende la cedola dello 0,92% mensile molto interessante, anche se vincolata alla tenuta di un trigger del 60% ma pur sempre con effetto memoria.

Apriamo ora con una selezione per idee recovery per chi dovesse avere posizioni in sofferenza su questo sottostante. Partiamo dal Phoenix Memory Step Down (Isin IT0006764911) firmato Marex che attualmente gira a quota 555 euro. Il certificato è legato a Stellantis che perde il 45,37% da strike, presente nel basket insieme con STM (a -17,7% da strike) ed Enel (+19,64%). Barriera 60% con cedole bimestrali dell’1% e finestre autocall già attive al 100% di trigger, decrescente del 2% ogni bimestre. Sullo scenario a +10% di Stellantis alla scadenza di agosto 2028 il certificato raddoppierebbe il proprio valore. In caso di discese il pay off è pressoché lineare. Di fatto rappresenta una idea di recupero per posizioni in sofferenza del 45% del capitale, ovvero per posizioni dirette sul titolo indicativamente con prezzo medio di carico a quota 17,47 euro.

Recovery potenzialmente più aggressivo, utile per sofferenze di entità superiore, è possibile far riferimento al Cash Collect Memory Maxi Coupon (Isin DE000VC22Z48) firmato Vontobel il cui basket si compone da Banco BPM, Eni, STM e chiaramente con Stellantis in ritardo anche qui del 43,46%. Certificato che scambia a quota 46,85 euro in ragione di una virtuale rottura della barriera capitale che seppur rilevata solo alla scadenza di agosto 2029, è fissata al 60% degli strike iniziali. Il gap da colmare per il worst of non è così importante, parliamo di un +6% dai valori odierni. Dinamica di prezzo esclusivamente centrata sul potenziale rimborso del nominale, al pari quindi un classico Express, in ragione di cedole mensili dello 0,01% con trigger 60% ed effetto memoria. Il trade-off sull’analisi di scenario è molto interessante, il certificato si porta dietro di sé uno sconto di circa il 20% sulla componente lineare in linea con quanto solitamente accade sulla gamma Maxi Coupon, sconto che torna utile in fase di asimmetria in uno scenario negativo.

Chiudiamo il quadro con una proposta atipica che garantisce partecipazione, protezione ed effetto airbag. Non manca praticamente niente al Protect Outpeformance Airbag (Isin IT0006769027) questo nuovo prodotto di Natixis emesso da qualche settimana ma di fatto già quasi totalmente incentrato sulla dinamica legata a Stellantis. Basket a due composto da STM (+18,79%) e Stellantis (-2,33%), attuale worst of del basket. Certificato molto reattivo che lega il proprio valore di rimborso al peggior titolo del basket con una partecipazione up del 146%, senza alcun cap al rimborso massimo. Ma ciò che stupisce ancora di più è che il prodotto offre anche un’ampia protezione dai ribassi del sottostante peggiore: in virtù della barriera capitale posta al 50% dei rispettivi valori di riferimento iniziali, il certificato rimborserà il proprio valore nominale, proteggendo totalmente il capitale investito, da ribassi fino al -50% di ciascuno dei sottostanti. Ma non è ancora finita qui, perché in caso di evento barriera entrerà in azione il fattore airbag: nei certificati dotati di tale effetto la performance negativa verrà infatti calcolata a partire dalla barriera e non dallo strike, per una significativa riduzione delle perdite.

Per chi crede in un forte recupero di due titoli che hanno decisamente sofferto molto nell’ultimo periodo, può essere davvero la scelta giusta.