BONUS CAP, VIA AL TURNOVER


Si aggiorna il ventaglio di Bonus su single stocks, tutti con Cap e opzione Quanto. All’esordio anche 10 azioni americane.

 

 Hanno iniziato a muovere i primi passi a partire dal 27 gennaio sul segmento Sedex di Borsa Italiana, 20 nuovi Bonus Cap, di cui la metà in versione Quanto, scritti su azioni italiane e internazionali. Freschi di emissione, i 20 certificati sono proposti da BNP Paribas, l’affermata emittente che con questa tranche raggiunge quota 128 Bonus Cap in quotazione, di cui 121 negoziabili proprio in Borsa Italiana. Tra i motivi di interesse di questa seconda emissione di Bonus Cap del 2012 per l’emittente francese, si segnalano la durata ridotta, da un minimo di cinque a un massimo di undici mesi, e il fatto che diversi sottostanti proposti sono al loro esordio sul nostro mercato. Più in generale, per 10 certificati legati ad azioni italiane e europee le percentuali di Bonus sono comprese tra il 108% e il 120% dell’importo nominale mentre le barriere, valide durante tutto il corso della vita dei prodotti, sono posizionate tra il 50% e il 78% del valore iniziale dei rispettivi sottostanti. Fatta eccezione per una singola emissione, tutti presentano una data di scadenza al 15 giugno 2012. I restanti 10 certificati sono invece scritti su azioni americane e hanno la data di esercizio fissata al 21 dicembre 2012. Le percentuali di Bonus viaggiano tra il 110,3 e il 122% dell’importo nominale e le barriere sono poste tra il 65 e il 75% del valore iniziale. Da sottolineare, per questi certificati, che trattandosi di azioni sottostanti espresse in dollari, sarebbe necessario procedere alla conversione del tasso di cambio per poter risalire all’effettiva quotazione nella valuta in cui i Bonus Cap sono negoziati ( l’euro). Tuttavia, in virtù dell’opzione Quanto, i valori dei rispettivi sottostanti sono considerati già in euro secondo una conversione convenzionale fissata a 1 euro = 1 dollaro.

ANGOLO DELLA DIDATTICA

 Prima di tuffarci nell’analisi dettagliata delle singole proposte, riepiloghiamo brevemente il funzionamento di un Bonus Cap. La strategia in opzioni che fa da sottostante al certificato è costituita da una call con strike pari a zero, una put down&out con strike pari al livello Bonus e barriera pari a quella del certificato e una call venduta con strike pari al livello che si intende “cappare”. L’insieme di queste tre componenti opzionali dà vita a un payoff che consente di conseguire alla scadenza un importo Bonus, fisso per effetto del Cap, a condizione che nel corso della vita del prodotto non sia mai stato quotato dal sottostante un valore corrispondente a quello definito dalla barriera. Pertanto, che l’azione sottostante si attesti alla data di valutazione finale ad un livello pari, superiore o inferiore allo strike iniziale non influisce sulla determinazione dell’importo di esercizio, che sarà sempre uguale al Bonus predefinito. L’unica condizione necessaria che deve essere rispettata affinché possa essere riconosciuto tale importo è che non sia mai stata violata la barriera. In caso contrario, la struttura opzionale perderà un pezzo fondamentale, ossia quello rappresentato dall’opzione esotica responsabile del pagamento del Bonus e, implicitamente, della protezione condizionata del capitale nominale. Di conseguenza, a seguito dell’evento barriera, il portafoglio in opzioni sottostante rimarrà costituito solamente dalla call strike zero e dalla short call, il che vorrà dire che alla data di scadenza il rimborso sarà determinato dall’effettiva variazione percentuale riportata dal sottostante a partire dallo strike iniziale, esattamente come se si fosse investito sullo stesso senza godere di alcuna opzione. Esaurita questa breve parentesi didattica, passiamo ad analizzare l’offerta di BNP Paribas ricordando che per tutti i Bonus Cap il livello iniziale è stato stabilito prendendo come riferimento il valore di chiusura ufficiale alla data di valutazione del 19 gennaio scorso e che tale livello è determinante per conoscere quale sarà l’importo di rimborso in caso di violazione della barriera prima della scadenza.

DIECI BLUE CHIP EUROPEE

 Partendo dalle 10 proposte strutturate su blue chip italiane e europee, si segnala la nutrita rappresentanza di sottostanti appartenenti al settore bancario e finanziario. Tra i titoli quotati sulla piazza di Milano, Unicredit e Intesa Sanpaolo non potevano di certo mancare. Per via della loro elevata volatilità implicita, i due relativi Bonus Cap sono in grado di prospettare i Bonus più alti ( rispettivamente pari al 120% e 116%) condizionati da un posizionamento profondo delle barriere ( 50% e 65%). Più in particolare, l’emissione scritta su Unicredit rimborserà 120 euro alla scadenza del 15 giugno 2012 se non sarà mai stato raggiunto dal titolo il livello di 1,68 euro. Dopo il raggruppamento e l’annuncio dell’aumento di capitale, per il primo istituto di credito del paese è iniziato un calvario che ha portato le azioni, che già avevano archiviato il 2011 sui minimi a 4,22 euro, a perdere quasi il 50% del proprio valore e a raggiungere in chiusura di seduta del 9 gennaio una quotazione di 2,286 euro. Successivamente, assorbita la botta, si è palesato un violento rimbalzo che ha permesso al titolo di concludere l’aumento di capitale, il 27 gennaio, con un ultimo prezzo di 3,65 euro. Data questa chiusura, la barriera è distante del 54% e proprio l’incremento del buffer ha fatto sì che il certificato abbia registrato un primo prezzo al Sedex di ben 114 euro. In virtù di tale quotazione, l’upside garantito dal 120% del Bonus si è ridotto considerevolmente, scendendo al 5,08%. Tuttavia, considerata la volatilità che ancora quotidianamente interessa Unicredit, è consigliabile seguire con attenzione tale certificato, potenzialmente in prima fila per seguire le orme del suo predecessore che il 16 dicembre scorso è giunto a scadenza rimborsando 110,50 euro in virtù del mancato raggiungimento della barriera fissata a 0,446 euro ( prezzo ante-raggruppamento). Per chi intendesse puntare sull’altra big bancaria del listino, BNP Paribas propone un Bonus del 116% sui 100 euro nominali a condizione che Intesa Sanpaolo raggiunga la data di scadenza senza aver mai quotato ad un livello pari o inferiore a 0,884 euro. Ripercorrendo graficamente l’ultimo anno, si nota come tale valore corrisponda quasi esattamente al minimo segnato in chiusura di seduta del 12 settembre 2011, allorché venne fissato un ultimo prezzo di 0,868 euro. Sulla base di questa considerazione, il posizionamento della barriera del nuovo Bonus Cap appare dunque apprezzabile sebbene non consenta di contare, anche da un punto di vista tecnico, su un supporto statico rappresentato dai precedenti minimi. Analizzando i termini di quotazione del primo giorno di negoziazione, si evidenzia come il Bonus Cap si sia presentato con un prezzo di 107,35 euro, ovvero in rialzo di 7,35 euro rispetto ai 100 euro di partenza, approfittando dello slancio di Intesa Sanpaolo, che da 1,36 euro della data di valutazione si è portata in chiusura di ottava a 1,44 euro. In considerazione di tali valori, il buffer sulla barriera si è ulteriormente ampliato ma per contro il rendimento potenziale a scadenza si è contratto all’8,06%. Tra i sottostanti non appartenenti al comparto finanziario, si segnala l’emissione scritta sulle azioni del Lingotto. In particolare, il Bonus Cap su Fiat rimborserà 115 euro alla scadenza del 15 giugno se l’azione non avrà mai raggiunto i 3,2685 euro della barriera. Anche in questo caso l’ausilio di un grafico evidenzia come il posizionamento della soglia disattivante dell’opzione Bonus risulti prossimo ai minimi fissati a 3,312 euro lo scorso 23 novembre. Partendo dai 4,50 euro che Fiat ha segnato nel giorno del debutto al Sedex dei certificati e tenuto conto dei 102,25 euro a cui il Bonus Cap è acquistabile, l’analisi del pricing mostra come sia potenzialmente conseguibile un rendimento del 12,47% in meno di cinque mesi se Fiat non perderà oltre il 28% del proprio valore.

 DIECI BIG A STELLE E STRISCE

 Come accennato in precedenza, tra le novità proposte da BNP Paribas c’è senz’altro quella rappresentata dalla scelta di introdurre sul mercato italiano delle emissioni di Bonus Cap su titoli finora mai coperti da analoghe emissioni. Dai bancari JP Morgan, Bank of America e Morgan Stanley, passando per la big dell’alluminio Alcoa o dall’automobilistica Ford, fino ad arrivare ai tecnologici Yahoo e Apple, il ventaglio di sottostanti finalmente investibile è molto ampio. Chi vorrà investire in maniera alternativa sulla creatura del compianto Steve Jobs, che proprio a pochi giorni dal lancio dell’iPad3 haraggiunto i propri massimi storici sul mercato azionario di New York, potrà contare su un Bonus Cap Quanto che alla scadenza del 21 dicembre 2012 rimborserà un importo fisso di 110,30 euro se le azioni della Apple non saranno mai andate a quotare nuovamente sui livelli minimi del 20 giugno 2011, livelli da cui si sono decisamente allontanate grazie al recente strappo rialzista che ha spinto i prezzi fino al top di 445,12 dollari. Quotato sul Sedex a 103,05 euro, il certificato permette di puntare a un rendimento del 7,04% se Apple non perderà più del 28% del suo attuale valore.