MID CAP EUROPEE PER UNICREDIT

Le potenzialità dello small cap effect con il payoff asimmetrico del nuovo Power Certificate sulle mid cap

Lo chiamavano small cap effect. Per molti anni, nei periodi fortemente bullish, è stata particolarmente evidente la relazione inversa tra capitalizzazione e rendimento, che porta le azioni di società a più bassa capitalizzazione ad ottenere rendimenti mediamente più elevati rispetto alle azioni maggiormente capitalizzate. Tra gli studiosi, tale fenomeno è stato oggetto di un ampio dibattito nel corso degli anni tra chi lo classificava come una chiara inefficienza di mercato e chi, con studi ulteriori, tendeva a dimostrare come una serie di fattori, propri di un investimento in small/mid cap, siano in realtà in grado di giustificare tale rendimento. Tra questi, la scarsa informazione e un rischio non catturato dai più noti modelli rischio-rendimento. In particolare, una delle chiavi di lettura maggiormente utilizzate è stata proprio l’asimmetria informativa: guardando alle large cap, avendo a disposizione una grande quantità di informazioni, il mercato è in grado di prezzare correttamente i prezzi delle azioni, che dovrebbero in linea teorica, offrire extra-rendimenti aggiustati per il rischio prossimi allo zero. Di contro, avendo a disposizione meno informazioni sulla società, vi è un rischio maggiore di valutarne erroneamente i prezzi e il relativo potenziale. Perciò tale rischio di stima, dovrebbe portare un investitore a chiedere un premio supplementare, un extra-rendimento per compensare l’assenza di informazioni, conosciuto anche come neglected effect.

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Sulla scorta di quanto accaduto nel passato, in un generale contesto di risk-on, la tanto attesa ripresa economica potrà giovare ulteriormente al comparto azionario ed in particolare alle small/mid cap storicamente contraddistinte da un beta di mercato molto alto.

Guardando ai numeri, dal bottom di ottobre 2011, quando è iniziato il rally dell’azionario, sia in Europa che negli Stati Uniti, le smaller companies hanno nettamente sovraperformanto le large cap, con un extrarendimento calcolato in circa il 23%, in linea con l’andamento storico delle piccole-medie capitalizzazioni che tendono a registrare i rendimenti più che proporzionali nelle prime fasi di ripresa del ciclo economico.

Come spesso accade, il segmento dei certificati di investimento è in grado di offrire soluzioni vantaggiose nell’ambito di una più efficiente gestione di portafoglio. Dopo svariati delta uno, Unicredit ha recentemente lanciato il primo strutturato con opzioni accessorie su un indice delle mid cap europee. Si tratta del Power Certificate sullo Stoxx Europe Mid 200 (Isin DE000HV8AK20), disponibile al Cert-X di EuroTLX e caratterizzato da una scadenza prevista per l’11 novembre 2016.

Lo strutturato ha come sottostante un paniere equipesato di 200 titoli a media capitalizzazione del Vecchio Continente ( da non confondere con l’Eurostoxx che invece raggruppa le sole azioni dell’area Euro) e si candida ad essere uno strumento utile in ottica di diversificazione della componente azionaria di portafoglio, capace di coniugare le potenzialità del peculiare sottostante con quelle di una struttura dal payoff a protezione condizionata del capitale. Payoff potenzialmente in grado di far rompere gli indugi anche all’investitore più difensivo, che vede in tale tipologia di investimento rischi a volte anche sovrastimati.

L’ANGOLO DELLO STRUTTURATORE

In linea con le finalità di questa rubrica, analizziamo la composizione del portafoglio opzionale implicito al certificato. L’acquisto del Power Certificate è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni, che prevede:

– l’acquisto di una call con strike pari a zero, per la replica lineare del sottostante;

– l’acquisto di una put esotica di tipo Down&Out con strike pari al livello iniziale ( 334,78 punti) e barriera di tipo terminale pari al livello knock-out (267,824 punti), per la protezione condizionata del capitale nominale nell’intervallo compreso tra il valore iniziale e l’80% dello stesso;

– la vendita di 0,2 call con strike pari allo strike iniziale, per strutturare la partecipazione up all’80%.

Per essere maggiormente esaustivi e puntuali, il medesimo payoff può essere strutturato, al medesimo premio iniziale, anche per tramite della seguente strategia alternativa che prevede:

– l’acquisto di una call con strike pari a zero, per la replica lineare del sottostante;

– l’acquisto di una call digital cash-or-nothing con strike pari al livello barriera attiva solo alla scadenza e payout pari al 20% del nominale;

– la vendita di una call con strike pari al livello barriera (267,824 punti) – con le ultime due opzioni utilizzate per la strutturazione della protezione condizionata del capitale nominale a scadenza;

– l’acquisto di 0,8 call con strike pari al livello iniziale (334,78 punti), per la partecipazione agli eventuali rialzi del sottostante oltre tale livello nella misura dell’80%.

Il risultato, quindi, è un prodotto dalle caratteristiche interessanti, soprattutto per la presenza di una protezione condizionata del capitale nominale strutturata con una barriera terminale, in grado di conservare intatte tutte le potenzialità del certificato fino alla naturale scadenza. L’assenza del cap ai rendimenti, consente poi all’investitore di beneficiare illimitatamente dell’apprezzamento del sottostante, sebbene con una partecipazione non totale ai movimenti positivi oltre al livello iniziale. In ultima battuta, in caso di una violazione del livello invalidante a scadenza, l’investitore subirà le medesime perdite al pari di un investimento lineare nel sottostante.

Guardando agli attuali 99,31 euro esposti in lettera dal Market Maker al CertX, tenuto conto dei correnti 351,94 punti del sottostante, in rialzo quindi del 5,12% dal livello iniziale, il certificato si contraddistingue attualmente per un teorico rimborso a scadenza pari a 104,1 euro.