INVESTIRE IN VALUTA SCOPERTA

Come sfruttare la correlazione negativa con la diversificazione valutaria

Dollaro giù, mercati su. E’ questo in sintesi il quadro che si sta delineando sui mercati, rispolverando vecchie correlazioni intermarket che a tratti sembrano non funzionare. Prendendo come riferimento il Dollar Index, si osserva ad esempio come la matrice di correlazione con i principali indici di mercato, ovvero l’S&P 500 per il mercato americano e l’Eurostoxx 50 per quello europeo, indichi una correlazione rispettivamente pari a -0,173 e -0,11. Correlazione che si mantiene analogamente molto bassa (circa 0,2) anche mettendo a confronto i due indici azionari con il cambio Eur/Usd.

La sola correlazione basterebbe per giustificare l’efficacia dell’utilizzo del dollaro come strumento di diversificazione e protezione di portafoglio. Per questo motivo, sganciandoci dall’attuale contesto di politica monetaria che continua inevitabilmente a giocare a sfavore di un apprezzamento del dollaro americano, scendiamo nel dettaglio del comparto dei certificati di investimento in valuta.

In generale quando il sottostante è denominato in valuta estera, la distinzione primaria è tra strutture di tipo Quanto e strutture a valuta scoperta.

 

LE QUANTO OPTION

L’investimento in sottostanti con valuta diversa dall’euro comporta problemi in termini di copertura dalle variazioni del tasso di cambio. Qualora ad esempio si decidesse di puntare su un certificato con sottostante l’S&P 500, ci si ritroverebbe esposti alle variazioni del tasso di cambio euro-dollaro oltre che alle variazioni dell’indice americano. Per evitare il duplice rischio, nei Quanto Certificate in fase di emissione viene fissato in maniera convenzionale un tasso di cambio che fa corrispondere a un’unità di valuta estera un euro e che viene mantenuto inalterato nel corso della vita del certificato. Per far questo si ricorre a opzioni tipo Quanto, abbreviazione di “quantity adjusting option”.  Con le opzioni Quanto il prezzo è espresso in una valuta diversa rispetto a quella dell’attività sottostante e dello strike. Un’opzione Quanto permette quindi a un operatore finanziario di investire su un determinato mercato azionario con divisa diversa da quella domestica senza incorrere in alcun rischio di cambio.

Tranne che in brevi fasi di mercato, la forza dell’euro ha generato nell’ultimo semestre un notevole impatto negativo sulle proposte in valuta scoperta, sia sul fronte “core” (sterlina inglese, franco svizzero, dollaro americano) che sul lato delle valute high yield (real brasiliano, zar sudamericano, lira turca), comparto storicamente molto volatile. Sebbene il sentiment giochi ancora a favore della divisa unica, i livelli raggiunti da molti cross valutari aprono oggi discreti spazi operativi caratterizzati anche da un interessante rapporto rischio-rendimento atteso.

In ottica operativa, può risultare particolarmente efficace poter conciliare un’esposizione valutaria nei rispetti di una protezione di portafoglio, con le potenzialità di un payoff atipico, caratteristica insita nei certificati di investimento.

In tal senso, guardiamo all’offerta messa a disposizione dell’investitore italiano da due delle emittenti più attive sul segmento dei certificati di investimento, che associano interessanti opzioni accessorie ad un sottostante in valuta estera, ossia Deutsche Bank e BNP Paribas.

Prima di entrare nello specifico, ricordiamo come oltre alle caratteristiche peculiari di ogni singolo prodotto, l’investimento in valuta scoperta aggiunga oltre al rischio azionario anche il cosiddetto rischio tasso di cambio. Di fatto l’investitore è esposto oltre ai rischi canonici della struttura opzionale, anche alle variazioni del tasso di cambio sottostante. Ad esempio un investimento  sull’indice S&P  500 implica una posizione corta sullo spot euro-dollaro. L’eventuale apprezzamento della divisa statunitense, ovvero in caso di ribasso del cambio euro-dollaro, genera effetti positivi in termini di perfomance e viceversa.

Le proposte selezionate tra i certificati quotati e rappresentate in tabella sono quelle caratterizzate dal grado di asimmetria dei rendimenti maggiormente elevato. Tra queste si distinguono in modo particolare i due Bonus Plus targati BNP Paribas, legati ai titoli americani Netflix ( 11% ) e Blackberry ( 17%), in grado di erogare una cedola incondizionata molto elevata, vincolando la protezione e quindi il rimborso del nominale al rispetto di un livello invalidante valutato esclusivamente alla scadenza.

Analogamente, con uno strike attualmente ITM (In The Money) si distinguono invece i due Athena sul colosso americano General Electric, entrambi dotati di interessanti coupon a fronte di una barriera discreta molto profonda (60% la più bassa).

Con un +35% dal livello iniziale messo a segno dal sottostante, particolarmente interessante è la proposta a capitale protetto scritta sul titolo Johnson & Johnson, acquistabile in lettera a 122,23 dollari. Nonostante la lunga scadenza (2017), che costringe pertanto a fare i conti con un dividend yield del 3% annuo, l’assenza di un cap ai rendimenti massimi conseguibili fa di questo certificato un’interessante opportunità.