SCUDO IN VALUTA, SPICCA LA TURCHIA

Mentre l’America segna i massimi storici, in Eurolandia le cose si complicano. E’ bene allora diversificare.

Festeggiano gli Stati Uniti, assistendo ai nuovi massimi assoluti del Dow Jones nonostante un’economia che arranca vistosamente e dove il timore che gli stimoli al mercato del lavoro possano essere interrotti improvvisamente. Ci si preoccupa vistosamente in Eurolandia, sebbene il Dax tedesco continui a guardare più Oltreoceano che all’interno dei confini comunitari, anche per una sostanziale differenza in merito al controllo della moneta. Le svalutazioni competitive operate dalle Banche Centrali mondiali, ovvero FED, BOJ, SNB e BOE, hanno di fatto arginato egregiamente la perdita di valore dell’euro che pertanto, nonostante i gravi problemi interni, vedi annosa questione dei PIIGS e per ultima la seria crisi politica Italiana, prosegue in un trend rialzista di medio-lungo periodo.

Pertanto sussistono oggi due diverse visioni di approccio sulla divisa unica. Nonostante ciò, bisogna inquadrare quanto detto anche nell’ambito della gestione di un portafoglio, con l’euro che tende necessariamente a muoversi in maniera contraria ai movimenti del mercato azionario, tornando estremamente utile quindi anche in ottica di diversificazione del rischio. A conferma di ciò, anche per il 2013 molti sono stati gli analisti a ritenere che la fetta di portafoglio dedicata ad investimenti in valuta scoperta non deve essere inferiore al 20%, equipesando al suo interno divise “core” ed emergenti.

In un contesto dove i tassi di mercato, sia sul fronte sovereign che corporate, sono ormai compressi sui minimi dell’ultimo periodo, ecco che sono proprio le valute emergenti a rappresentare una valida opportunità per migliorare il rendimento di portafoglio. Attenzione però che, come sempre, bisogna fare i conti con il rischio aggiuntivo cui implicitamente ci si espone. Nell’ottica dell’approccio rischio-rendimento atteso, infatti, è doveroso precisare come il rischio associato ad un investimento in valuta scoperta sia da considerarsi molto alto, in quanto un forte movimento avverso del tasso di cambio sottostante può di fatto compromettere anche la protezione del nominale a scadenza, dal momento che sia le cedole che il rimborso finale sono parametrati all’effettivo valore del cambio.

Più nel dettaglio, quando si fa riferimento a valute emergenti che per propria natura appartengono a quella fascia di investimento definita high yield, l’elevato facciale offre un valido cuscinetto di protezione rispetto ad eventuali movimenti avversi del tasso di cambio sottostante, storicamente volatile. Tra il vasto panorama di obbligazioni in valuta estera, questa settimana ci concentreremo sulle tre proposte targate Barclays Plc, appartenenti al filone di emissione denominato  Barclays Scudo Valuta. Stiamo parlando nello specifico della Scudo Valuta Australia 6,25% (Isin IT0006719436), Scudo Valuta Messico 6,70% (Isin IT0006719428) ed infine della Scudo Valuta Turchia 8,50% (Isin IT0006719444), con scadenza prevista per il 14 aprile 2016.

Si tratta di tre proposte che consentono di avere accesso ad elevati rendimenti, esponendo l’investitore ad un non indifferente rischio di cambio, vista la volatilità dei sottostanti valutari, fattore tipico delle valute high yield. Dato l’attuale contesto economico, per chi fosse alla ricerca di rendimenti obbligazionari sopra la media di mercato le emissioni su valute emergenti targate Barclays continuano ad offrire validi spunti operativi, considerata anche la solidità dell’emittente.

Scendendo nel dettaglio delle proposte, i tre bond, a fronte di un rendimento cedolare distribuito su base semestrale, espongono l’investitore ai rischi propri di un investimento in valuta scoperta. In particolare i sottostanti valutari prescelti sono l’Eur/Aud perla Scudo Valuta Australia, l’Eur/Mxn perla Scudo Valuta Messicoe l’Eur/Try perla Scudo Valuta Turchia.Sintetizzando, nel caso in cui si assistesse a una diminuzione del valore delle valute emergenti, ovvero si registrasse un apprezzamento dei tre cambi valutari sopra citati, i rendimenti in euro delle tre obbligazioni sarebbero penalizzati. Diversamente, qualora il dollaro australiano, il peso messicano o la lira turca si apprezzassero rispetto alla moneta unica, con conseguente decremento dei tassi di cambio di riferimento, il ritorno delle obbligazioni targate Barclays aumenterebbe.

Dopo circa due anni dal loro lancio, facendo fede ai correnti livelli di prezzo, abbiamo provveduto ad effettuare una serie di simulazioni, volte a evidenziare in che modo l’andamento del tasso di cambio sottostante impatti sullo yield to maturity di ogni singola obbligazione.

Andando per ordine, in virtù dei correnti 109 aussie esposti in lettera perla Scudo Valuta Australia6,25%, a parità di tasso di cambio (1,272), l’obbligazione esprime un rendimento lordo annuo del 3,18%. Qualora tuttavia il tasso di cambio Eur/Aud dovesse scendere del 10%, con conseguente apprezzamento della valuta australiana, il rendimento lordo annuo del bond salirebbe al 6,66%. Diversamente, nello scenario peggiore per l’investitore, ovvero nel caso di un deprezzamento della valuta estera del 10%, il ritorno annuo lordo dell’obbligazione sarebbe pari allo 0,9%.

Applicando i medesimi scenari perla Scudo Valuta Messico6,7%, si ha che in virtù dei correnti 105,79 peso esposti in lettera, il ritorno nello scenario positivo sarebbe pari all’8,1% lordo annuo, che scenderebbe fino al 2,28% qualora dovessimo assistere ad un progressivo deprezzamento di tale divisa nell’ordine del 10% fino alla naturale scadenza.

Decisamente più interessante nell’ottica del rendimento potenziale conseguibile la proposta sulla Lira turca. In virtù delle correnti 109,95 lire turche esposti in lettera, il bond garantirebbe un ritorno lordo annuo nello scenario maggiormente positivo per l’investitore, pari al 10,81%. L’alto facciale dell’obbligazione, pari all’8,5%, garantisce anche nello scenario meno favorevole il rendimento più alto tra le obbligazioni oggetto di analisi (2,76% annuo lordo).