BONUS CAP, AL VIA IN 16

Focus sulle variabili di mercato dei Bonus Cap, per la nuova offerta di BNP Paribas

L’approdo al Sedex dell’ultima ondata di emissioni targate BNP Paribas, che si conferma così una delle emittenti più attive del settore, ci offre lo spunto per tornare a parlare sul Punto Tecnico dei Bonus Cap. Sono ben 16, infatti, i certificati dotati di tale tipologia di payoff che dallo scorso 15 febbraio hanno iniziato a quotare in Borsa Italiana, proponendo una vasta gamma di sottostanti su due orizzonti temporali di riferimento ( fine dicembre 2013 e 2014).

Come in poche altre strutture, nonostante la semplicità del payoff, le variabili che caratterizzano i vari sottostanti ricoprono un ruolo fondamentale nella fase di strutturazione. Ecco pertanto che, avere a disposizione diversi sottostanti con molteplici caratteristiche, ma accomunate dalla medesima scadenza, consente di mettere in evidenza per il lettore le variabili, volatilità in primis, che influenzano maggiormente il trade-off rischio-rendimento insito in ogni singolo prodotto.

Al fine di mettere in evidenza le varie variabili in relazione al rendimento offerto nonché al rischio implicito, calcolato tramite del CED|Probability, l’indicatore di probabilità di successo comunemente utilizzato dal CJ, abbiamo provveduto ad inserire in un unico grafico tali relazioni, al fine di fornire al lettore un quadro di insieme per verificare numeri alla mano quanto andremo di seguito ad affermare.

Ora, andando per ordine, è doveroso ricordare come è finanziariamente strutturato un Bonus Cap.

L’acquisto di un Bonus Cap Certificate è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni, che comprende:

• Acquisto di un’opzione call con strike price pari a zero

• Acquisto di una barrier option put di tipo down&out, con strike pari al livello bonus e barriera pari al livello invalidante

• Vendita di un’opzione call con strike pari al livello cap

Tale struttura, consente di ricevere il bonus di rendimento associato all’opzione esotica knock-out, qualora nel corso della vita del certificato, il sottostante non sia mai sceso al di sotto del livello invalidante ( ove la barriera sia di tipo continuo). E’ proprio tale opzione che riveste un ruolo fondamentale per la creazione del payoff a scadenza, a presentare una correlazione inversa rispetto ai movimenti della volatilità. Ciò comporta, di conseguenza, che il certificato risulterà essere molto sensibile agli scostamenti del livello della skew di volatilità del relativo underlying.

UN MIX DI FATTORI

Volatilità, rendimento atteso e dividend yield del sottostante giocano un ruolo fondamentale nella strutturazione del certificato, in modo particolare in ottica di definizione dei rendimenti prospettati e del posizionamento del livello barriera. L’obiettivo dichiarato del Punto Tecnico è quello di rendere il più possibile chiare al lettore le condizioni che influenzano lo strutturatore all’atto di emissione. Come visto in precedenza, ad una maggiore volatilità, a parità di altri fattori, è connesso un prezzo inferiore dell’opzione che assume il peso relativo maggiore nella creazione del certificato, il che permette all’emittente di offrire condizioni migliori.

Facendo riferimento ai valori rappresentati sul grafico delle variabili, poniamo ora l’attenzione sulle tabelle delle caratteristiche, dove sono riportati i livelli invalidanti e, stando ai correnti valori, anche l’upside di rendimento e il buffer sul livello barriera.

Notiamo chiaramente come il comparto bancario, storicamente caratterizzato per una volatilità implicita più alta della media di mercato, consenta di puntare a ritorni maggiori a fronte di un livello barriera profondo. Guardando ai valori iniziali, emblematico il caso del Bonus Cap scritto sulla Banca Popolare di Milano con un bonus del 116% ed una barriera invalidante posizionata al 70% dello strike iniziale, così come il certificato scritto su Nokia ( Isin NL0010069993 ) che invece vanta un bonus level del 118% a fronte di una barriera posizionata al 60% dello strike iniziale.

Interessante a tal proposito far riferimento anche alle emissioni scritte su indici, dove figura l’Eurostoxx Banks, capace di garantire il ritorno più alto tra i certificati oggetto di emissione (119%).

Detto ciò torniamo ancora una volta a far riferimento ai due grafici presenti in pagina, dove sono sintetizzate in un interessante quadro d’insieme, tutte le variabili che concorrono alla formazione dei prezzi, al posizionamento dei livelli chiave che ne caratterizzano il payoff (barriera e bonus level), e alla stima della probabilità di successo a scadenza che ne riassume il profilo rischio-rendimento atteso.

Completamente confermata, la classica relazione che intercorre tra rischio – rendimento, dove in generale i certificati con upside maggiori (istogramma in rosso) sono soggetti a probabilità di successo tendenzialmente inferiori. Il CED|Probability, come dovrebbe essere oramai noto, risulta essere correlato negativamente con la volatilità e quindi associa ad alti upside un valore inferiore, confermando così l’annoso trade-off che vede l’investitore scegliere tra bassi rendimenti con una probabilità elevata e alti rendimenti con bassa probabilità.