RITORNO ALLE ORIGINI

Da oltre un decennio gli Equity Protection fanno da “scudo” ai rischi dei mercati azionari.  Una nuova serie senza opzioni o varianti sbarca al Sedex.

Come ricordato anche nel Bond Corner di questa settimana, in un contesto di mercato dove i tassi di interesse sul comparto obbligazionario stazionano ancora a ridosso dei minimi storici, l’attenzione degli investitori si sposta inevitabilmente sul comparto azionario, il quale propriamente, a fronte di rischi superiori, è capace potenzialmente di garantire una remunerazione più elevata. Ma quando si parla di rischi, non si può non pensare a quanto è accaduto nell’ultimo decennio e ai tanti momenti di crisi vissuti dai listini azionari, con la maggior parte dei titoli quotati a Piazza Affari valorizzati in frazioni dei prezzi raggiunti sui massimi del 2000 e ancora del 2007. La scelta del timing si rivela quindi determinante per la riuscita di un investimento, a maggior ragione se si imbocca la strada della direzionalità pura, senza alcuna forma di protezione condizionata o incondizionata.

Per ovviare ai rischi di errato timing, il mercato dei certificati offre dai primi anni del nuovo millennio la soluzione a capitale protetto, sintetizzata negli Equity Protection. Capaci di proteggere senza alcuna condizione l’intero capitale nominale, o una porzione di questo, tali certificati consentono di replicare sul medio-lungo termine l’andamento positivo dei sottostanti azionari a cui si legano, riducendo o azzerando così, al costo opportunità rappresentato dai dividendi a cui si rinuncia e a una reattività scarsa nel durante, il rischio azionario tipico dei prodotti a replica lineare passiva o attiva.

A questa famiglia di prodotti appartengono gli ultimi Equity Protection targati UniCredit, 10 nuovi strumenti scritti sull’indice Eurostoxx 50 e su 9 blue chip del mercato azionario italiano, quotati in Borsa Italiana fino alla scadenza di dicembre 2013. Prima di scendere nel dettaglio, la caratteristica che accomuna questo nuovo filone di emissione è la possibilità di investire su sottostanti azionari sapendo in anticipo la quota di capitale effettivamente messa a rischio, ovvero quella sulla quale non agisce la protezione del capitale garantita alla scadenza. Infatti, facendo ricorso alla tabella presente in pagina dove sono elencate le caratteristiche, si nota chiaramente come siano stati associati ai diversi sottostanti differenti livelli di protezione.

Come si vedrà in seguito, le caratteristiche intrinseche ai diversi sottostanti giocano un ruolo chiave sul posizionamento del livello di protezione, in particolare volatilità e dividendi attesi. Pertanto prima di vedere nello specifico tale relazione, andando per ordine, iniziamo con l’analisi della struttura opzionale implicita. L’acquisto di un Equity Protection è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni che prevede:

–          l’acquisto di una call con strike pari a zero, per la replica lineare del sottostante

–          l’acquisto di una put con strike pari al livello di protezione, per garantire il rimborso minimo del capitale

La struttura pertanto appare molto semplice, tuttavia è interessante andare ad analizzare i motivi per cui l’emittente ha associato differenti livelli di protezione ai vari sottostanti, considerazione che può tornare utile anche per valutare la reattività del portafoglio così strutturato ai movimenti di mercato e alle variabili che influenzano la formazione dei prezzi nel durante.

Trattandosi di sole opzioni plain vanilla, come da tabella inerente le sensibilità, ricordiamo come il valore di un’opzione è funzione di sei principali fattori: il prezzo di esercizio, il prezzo corrente del sottostante, la vita residua, il tasso di rendimento risk free, la volatilità e i dividendi previsti durante la vita dell’opzione.

In base alle correlazioni esistenti tra i vari fattori, si intuisce chiaramente come un’alta volatilità del sottostante è associata ad una protezione più costosa. Ecco spiegato i motivi per cui bassi livelli di protezione rispetto allo strike iniziale sono associati a sottostanti storicamente molto volatili come quelli del comparto bancario e finanziario. Analogamente il medesimo effetto sopra analizzato è riscontrabile su quei sottostanti caratterizzati da un basso dividend yield, come ad esempio il caso di Fiat Industrial.

In base a quanto finora descritto, si mette in evidenza l’Equity Protection su Snam ( Isin DE000HV8AY16 ), sottostante storicamente caratterizzato da alti dividendi e da una bassa volatilità. Tali motivi hanno permesso all’emittente di garantire il margine di protezione (91,67%) più elevato rispetto agli altri sottostanti oggetto di questa emissione.Guardando ai prezzi al Sedex e considerato il teorico livello di rimborso a scadenza, è facile intuire come tutti i certificati stiano oggi scambiando con un discreto premio, derivante se non altro dal costo opportunità per la presenza di una protezione sull’investimento. Ciò, unito al bid-ask spread, rende questi prodotti molto interessanti in ottica di gestione di portafoglio di medio termine, ma poco adatti per soddisfare esigenze di trading di breve termine.