FTSE MIB A PROVA DI RESISTENZA

FTSE Mib in picchiata tra fibrillazione pre-elettorale e scandali societari.  Come affrontare il nervosismo di Piazza Affari con un Bonus Cap firmato BNP Paribas.

Mancato per un soffio l’aggancio ai 18000 punti, a cui il FTSE Mib sembrava puntare con decisione fino a sette giorni fa, l’indice del Belpaese ha ceduto in sole cinque sedute quasi sette punti percentuali, riducendo al minimo il progresso messo a segno da inizio anno. Ad aumentare la pressione sulle quotazioni di Piazza Affari non solo le incertezze politiche legate alle elezioni del 24-25 febbraio prossimo ma anche gli scandali legati a Banca Monte dei Paschi di Siena e il profit warning lanciato da Saipem, che trascinando al ribasso il gigante Eni ha fatto finire nel vortice delle vendite gran parte del listino tricolore. Tra i settori più colpiti, oltre a quello energetico, si sono distinti in negativo il comparto industriale e quello bancario/finanziario, con Saipem a fare da capofila ai peggiori con un ribasso del 33,5% dalla chiusura del 29 gennaio, seguita dal MPS con una flessione del 14,8% e l’accoppiata Fiat-Unicredit in calo del 9% (valori rilevati alla chiusura del 5 febbraio).

La correzione delle ultime sedute potrebbe essere tuttavia il segnale dell’incertezza che solitamente caratterizza le settimane precedenti all’Election Day. Da un punto di vista grafico, infatti, lo storno si inserisce all’interno di un trend ben delineato al rialzo, scaturito dalla rottura della congestione che dalla scorsa estate aveva ingabbiato l’indice tra i 14780 e i 16600 punti e che avrebbe come target naturale l’area dei 18400 punti. Come affrontare quindi la corrente fase di debolezza del FTSE Mib senza rischiare un’esposizione lineare priva di protezione?

Un’alternativa di medio periodo è rappresentata dal Bonus Cap targato BNP Paribas, in scadenza il 20 gennaio2013. Inquotazione sul Sedex con codice Isin NL0009527795, il certificato dell’emittente francese rimborserà 123 euro ogni 100 di nominale qualora lungo la durata residua, l’indice FTSE Mib non abbia rilevato in alcuna seduta un valore pari o inferiore alla soglia invalidante posta a 11445,987 punti. In caso di evento knock out, la perdita immediata del pacchetto opzionale determinerà un allineamento con la performance effettiva del sottostante, tenuto conto di uno strike rilevato a 16351,41 punti, fermo restando il rimborso massimo a scadenza pari a 123 euro, equivalente a 20112,2343 punti indice. Rispetto a un valore del FTSE Mib rilevato a 16712 punti in chiusura di seduta ( dati al 5 febbraio), il margine dalla barriera è pari al 31,52% mentre il Bonus Cap è esposto dal market maker a un prezzo lettera pari a 114,35 euro, lasciando così spazio a un rendimento massimo complessivo pari a 7,56 punti percentuali.  Un upside coerente con il grado di rischio sostenuto, tenuto conto non solo di una soglia invalidante inferiore alla linea psicologica rappresentata dai minimi toccati lo scorso luglio ma anche di una probabilità di rottura misurata dall’indicatore CED|Probability rispetto alle correnti condizioni di mercato inferiore al 20%.

A fronte tuttavia di un profitto dall’importo certo in otto scenari su dieci, entriamo nel dettaglio dell’esposizione alle perdite. Il certificato incorpora infatti rispetto alla componente lineare un premio pari al 10,7%. Ne consegue che, in caso di evento knock out, sarà necessario che alla scadenza il sottostante non rilevi al di sotto dei 18710 punti indice affinché si possa chiudere l’operazione senza alcuna perdita. Lungo la durata residua inoltre è necessario tenere in considerazione un dividend yield stimato al 3,58% con stacchi concentrati prevalentemente nel mese di maggio. Essi infatti oltre a rappresentare una perdita attesa sul prezzo del sottostante saranno scontati dal valore del certificato in caso di rottura della barriera.

 La componente opzionale non determina unicamente la possibilità di ottenere a scadenza un profitto anche in caso di mercato laterale o moderatamente ribassista, ma offre lungo la durata residua alcuni vantaggi rispetto ad un’esposizione diretta al sottostante.  In caso, infatti, di correzione dell’indice, considerando soprattutto la breve durata residua, la possibilità di ottenere comunque a scadenza il rimborso dell’intero importo bonus fornirà un cuscinetto al deprezzamento del valore del certificato. In caso poi di mercato sostanzialmente flat, l’effetto tempo contribuirà di per sé a determinare un incremento di valore del Bonus Cap. La presenza di un tetto al rimborso ne frena invece il rialzo in caso di direzionalità positiva del sottostante, soprattutto qualora si acquisti già buona parte dell’importo Bonus riconosciuto a scadenza.