L’EUROPA CERCA SPONDA IN ASIA

Quanto sia dipeso dalla rielezione di Barack Obama, evidentemente meno gradito al mondo finanziario di Wall Street di quanto non fosse il suo avversario, e quanto dalle parole pronunciate da Mario Draghi in merito al fatto che la crisi del Vecchio Continente ha ormai iniziato ad intaccare anche la Germania, proprio nel giorno in cui la produzione industriale tedesca ha segnato una frenata molto più brusca delle attese, non è facile stabilirlo. Fatto sta che all’indomani della vittoria del Presidente in carica, gli indici americani hanno toccato in intraday una flessione di oltre due punti percentuali, segnando la peggiore variazione dall’inizio di giugno. Le preoccupazioni dei mercati finanziari riguardano in particolare il “fiscal cliff”, ossia quello scoglio fiscale a cui Obama dovrà cercare di porre rimedio anche per scongiurare la perdita della tripla A minacciata con invidiabile tempismo da Fitch. In Europa d’altro canto la scadenza del 12 novembre si avvicina e l’accordo tra il governo di Atene e la Troika che dovrebbe sbloccare una nuova tranche di aiuti sembra tutt’altro che a portata di mano. Da qui i nervi scoperti degli investitori internazionali, che dopo il rally estivo sembrano voler tirare i remi in barca, come indicato da alcune divergenze intermarket di cui vi diamo conto nel Punto Tecnico. La settimana è stata però contrassegnata anche da un altro importante evento, la nona edizione del summit euro-asiatico, da cui è emersa la volontà dei leader europei di chiedere alla Cina di intervenire in favore dei Paesi in maggiore difficoltà. Tra i tanti temi trattati in questo numero, vi segnalo un’imperdibile intervista a Giancarlo Simone, responsabile Prodotti di Investimento Innovativi di BancoPosta, e l’analisi di un certificato di investimento che mette in guardia sui rischi indotti da payoff troppo complessi e poco trasparenti.