L’AREA EURO IN CERCA DI AIUTI

Si chiude la  nona edizione del Friends for Peace, Partners for Prosperity, il summit Asia-Europa. Quali prospettive per i principali partner della scena asiatica? 

Si è appena concluso a Vientiane, capitale del Laos, l’ASEM (Asia Europe Meeting), il forum politico/commerciale tra Asia ed Europa, che vede ogni due anni riunirsi gli esponenti delle due potenze economiche. Per l’ultimo appuntamento, si sono riuniti nove capi di stato, 22 primi ministri nonché il presidente della Commissione Europea, del Consiglio Europeo e il Segretario Generale dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico. Al centro dei lavori, la crisi dell’area euro con il Presidente francese Francois Hollande e il nostro Primo Ministro Mario Monti a rassicurare i leader asiatici sulla capacità del Vecchio Continente di rappresentare ancora una potenza economica. Grande assente Angela Merkel. Proprio il cancelliere tedesco aveva infatti di recente annunciato come la crisi del debito nell’area euro richiederà al minimo altri cinque anni di quarantena. Lo scopo del summit è tuttavia proprio quello di assicurare i rapporti tra le due potenze economiche che contano insieme per circa la metà del prodotto interno lordo mondiale. Se le economie emergenti dell’area asiatica, dai mercati interni ancora stretti, proprio come lo stesso Laos, sono alla ricerca di partner commerciali, dall’altra l’Europa richiede aiuti e sostegno per portare a termine il salvataggio dell’area. A tale proposito dalla stampa è trapelato come i leader dell’area euro potrebbe a breve esercitare pressioni sul presidente cinese Wen Jiabao affinchè impegni parte dei tremila miliardi di dollari di riserve valutarie di cui dispongono le casse del paese nel piano di bailout dei paesi europei. Non solo l’Impero del Dragone, ma anche Australia, rappresentata dal Primo Ministro Julia Gillard, e Giappone con il Premier Yoshihiko Noda, sono stati tra gli interlocutori del meeting, dove hanno svolto un ruolo chiave non solo i rappresentanti dell’eurozona ma anche la Russia, con Dmitry Medvedev a fare da portavoce.

CINA

Il gigante russo è sempre più protagonista degli scambi commerciali con l’area asiatica da quando la rete di oleodotti sta aggiungendo rami alle condutture ESPO a copertura dell’area orientale con l’obiettivo di rendere l’infrastruttura un nuovo benchmark per il greggio, alla stregua del WTI e del Brent. Ad essere potenziate le linee orbitanti attorno allo stato cinese, le cui condizioni economiche sembrano volgere nuovamente in positivo stando agli ultimi dati economici.  Il Purchasing Manufacturing Index  per il mese di ottobre è infatti nuovamente salito a quota 50,2, al di sopra della soglia d’allerta data dai 50 punti. Tuttavia lo stesso indicatore calcolato da HSBC mostra invece una flessione al ribasso, a quota 49,5. Dati discordanti quindi, che troverebbero conferma d’intonazione negativa sugli ultimi dati rilasciati da Credit Suisse circa l’aumento di scorte di carbone della regione. Tuttavia, come tiene a precisare la stampa cinese, quest’ultimo dato rifletterebbe non tanto un rallentamento quanto più un’attesa al ribasso del tasso di crescita della produzione industriale. Il renminbi continua altresì ad attrarre buona parte di quella liquidità messa in circolazione dalle ultime misure di politica monetaria messe in atto da Stati Uniti ed Europa, toccando lo scorso 26 ottobre il limite massimo della banda d’oscillazione contro il dollaro. Inoltre,  come riportato dallo SWIFT ( Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) sempre più economie asiatiche agganciano la propria valuta allo yuan. Stando ai dati dell’agenzia, i pagamenti denominati in renminbi contavano in luglio il 10% degli scambi cinesi mentre due anni fa il loro peso era pari a zero.

AUSTRALIA

Fermento sul Forex anche per il dollaro australiano dopo chela Reserve Bank OfAustralia ha sorpreso gli analisti lasciando invariato il tasso d’interesse al 3,25% nonostante, in linea con le misure adottate dalla maggior parte delle banche centrali, fosse ampiamente atteso un taglio. Il tasso di cambio euro/aussie nella giornata del 6 novembre è infatti crollato di una figura dopo l’annuncio dell’RBA. Benchè mostri segni di debolezza, legati alla sua dipendenza dal settore delle commodities ( che pesano sulle esportazioni per circa l’80% negli ultimi nove mesi) e dall’economia cinese, quale maggior partner commerciale, il Nuovo Continente continua a viaggiare a grandezze non più sostenibili per altre economie parimenti sviluppate. Con un tasso di disoccupazione atteso non superiore al 5,30% per il prossimo biennio, a fronte di un tasso non inferiore all’11,60% per l’area euro ed un tasso di crescita del Pil per l’anno in corso del 3,60%  a fronte di un -0,50% del Vecchio Continente, il mercato australiano lascia ancora spazio a interessanti opportunità.La curva OIS(Overnight Index Swap) continua tuttavia a scontare un’inversione nel breve termine, come se il mercato continuasse comunque ad attendersi un taglio da parte dell’RBA.

GIAPPONE

Tornando al mercato Forex, performance di breve positiva anche per lo Yen, ritornato a rivestire il suo ruolo di valuta rifugio. Il bollettino della valuta del Sol Levante rimane tuttavia di difficile interpretazione. Da un lato gli apprezzamenti dovuti al suo status, dall’altro un ribasso in linea con la debolezza mostrata dai fondamentali del Giappone. L’ultimo report di Goldman Sachs indica infatti come l’indicatore proprietario JPY Sentiment Index, costruito in base ai COT report settimanali, sosti sui minimi rispetto alle altre otto valute per le quali è disponibile l’indice. Si potrebbe quindi pensare ad una situazione di ipervenduto sulla valuta nipponica, tuttavia i dati sulla produzione industriale in territorio negativo, cosi come le spedizioni, soprattutto quelle di acciaio grezzo, in caduta di quasi il 10% nel mese di settembre hanno spintola Bank Of Japanad adottare una nuova misura di allentamento monetario. L’acuirsi del conflitto conla vicina Cinaper il controllo delle isole Diaoyu/Senkaku lascia poi poco spazio ad una ripresa di breve termine dell’economia giapponese. Il boicottaggio dei prodotti nipponici in Cina costerà caro a tutti il comparto automobilistico con la perdita maggiore per il marchio Nissan, particolarmente esposta al paese vicino.

 

SEGUIRE I MERCATI CON I CERTIFICATI

Il ventaglio di certificati di tipo Benchmark, ovvero ad esposizione diretta sul sottostante, disponibili sul mercato secondario italiano conta su una buona offerta riguardo al continente asiatico. Abbiamo selezionato alcune emissioni da tenere a monitor, nell’attesa di un verdetto sulla questione greca. L’Open End di Unicredit (DE000HV777D4) scritto sull’indice Stoxx Asia/Pacific 600 Ex Japan permette di seguire in maniera lineare un paniere composto dalle 600 maggiori blue chip dell’area pacifica del continente asiatico, ad esclusione del Giappone.  La composizione ad oggi comprende principalmente società con sede legale in Australia, ad Hong Kong e in Singapore. Quotato sul Cert-X, segue il sottostante secondo un multiplo pari a 0,1. Qualora si voglia invece guardare da vicino al Sol Levante, il Benchmark di RBS (NL0009477264) scritto sull’indice Nikkei 225 con multiplo 0,1, permette non solo di esporsi in maniera lineare al mercato nipponico ma anche al tasso di cambio euro/yen. A differenza tuttavia del precedente, il certificato dell’emittente inglese si caratterizza per una scadenza, fissata al 4 giugno 2015.  Per chi volesse concentrarsi invece unicamente sul mercato australiano, il certificato Reflex di Banca IMI (IT0004652795), con scadenza fissata per il 19 dicembre 2014, replica un’esposizione diretta non solo sull’indice S&P 500/Asx 200 con multiplo 0,01 ma anche sul cambio euro/dollaro australiano. Rimanendo sul Nuovo Continente, ma al riparo dal rischio azionario, è disponibile il certificato Valuta Plus scritto sull’indice proprietario RBS Nv Valuta Aud (NL0009654672) che replica il rendimento di un deposito in dollari australiani. In questo caso si otterrà un beneficio non solo dall’apprezzamento della divisa estera ma anche da un eventuale rialzo dei tassi d’interesse prima della scadenza, fissata per il 24 novembre 2015. Si concentra infine unicamente sul cross valutario il certificato Outperformance di Societe Generale scritto sul Usd/Cny, scambiato sul Cert-X con codice Isin IT0006723131. Alla scadenza del 18 maggio 2015, il rimborso replicherà l’apprezzamento del renminbi, ovvero un ribasso del cambio, con una leva del 170% mentre seguirà linearmente un suo deprezzamento rispetto al dollaro.