SPREAD BTP BUND ALLE PROVA DEL NOVE

Il mese di agosto è trascorso indenne, evitata così la volatilità del 2011. In attesa del meeting BCE di giovedì, un quadro generale del mercato e focus sullo spread BTP/Bund

In un contesto caratterizzato ancora da enormi e significativi punti interrogativi, il mercato obbligazionario del Vecchio Continente ha vissuto una pausa estiva all’insegna di un generalizzato calo dei rendimenti, sebbene Spagna prima e Grecia poi abbiano nuovamente riacceso i riflettori su questioni delicate emai risolte. Larichiesta di liquidità del settore bancario e la crisi dei debiti regionali, hanno fatto sprofondarela Spagnanella consapevolezza che l’uscita dalla crisi debitoria condita da una crescita sostanzialmente nulla dell’economia interna, non è cosa così semplice. Così comela Grecia, che per bocca del neopresidente Samaras ha intrapreso colloqui trasversali per cercare di diluire nel tempo gli impegni presi con scadenza 2012, facendo così riaffiorare il temuto “Grexit” che Draghi, alla prima occasione, ha nuovamente smentito con vigore, affermando che l’euro, per tutti, non può rappresentare un processo reversibile.

Aprendo una panoramica del mercato ed effettuando un raffronto su base mensile, nel mese di agosto la curva italiana ha registrato un calo generalizzato dei rendimenti, maggiormente evidente sulla parte a breve-medio termine della curva (2-5y). Al contempo la curva tedesca si è mantenuta costante sui medesimi livelli, con lo spread sulla scadenza decennale che è tornato a scendere verso area 430 bp.

Proprio il differenziale rispetto alla curva tedesca, da sempre considerato il benchmark dell’area Euro, rappresenta ormai da tempo il vero indicatore di sentiment circa lo stato di salute del Paese. Interessante a tal proposito notare il posizionamento dei livelli dei singoli spread rispetto alla media degli ultimi tre mesi. Guardando infatti alla zona Euro, tutti i differenziali di rendimento verso il Bund tedesco a 10 anni si trovano molto vicino ai livelli minimi, ben lontani, come il caso di Portogallo e Grecia, dalla loro media su base trimestrale.  La diminuzione dell’avversione al rischio si è di fatto ripercossa sui mercati azionari, poco distanti dalle principali resistenze che segnano proprio i massimi dell’ultimo trimestre, sebbene le correlazioni che vedono gli strumenti safe-heaven per eccellenza, proprio come il Bund tedesco, non funzionino ancora a dovere con i rendimenti della curva tedesca che permangono su livelli eccezionalmente bassi, in particolare, si ricorda, con rendimenti nominali negativi entro la scadenza dei 2 anni.

Diventato ormai elemento, forse anche in maniera non del tutto esatta, di assoluto rilievo che cattura l’attenzione dei risparmiatori nonché del pubblico indistinto fin dallo scoppio della crisi, lo spread di rendimento tra il BTP italico e il Bund tedesco a dieci anni rappresenta un’unità di misura da tenere sotto stretta osservazione anche in ottica di gestione del rischio di portafoglio. Su tale differenziale, come ha ricordato lo stesso premier Monti ribadendo che il livello corretto, senza effetto contagio, sarebbe di 200 bp, incide non solo lo stato di salute del nostro Paese ma anche il rischio percepito dall’intero comparto dei PIIGS, a causa della dimensione del mercato obbligazionario italiano i cui book permettono l’assorbimento di grossi quantitativi sia in entrata che in uscita. L’osservazione e l’analisi dello stesso può dunque rilevarsi estremamente utile anche vista la presenza di leverage certificate su tassi di interesse targati RBS Plc che ne consentono l’accesso. In particolare, guardando al grafico, il trend ascendente partito dai minimi toccati in area 300 e arrestatosi in zona 520 punti base, sostanzialmente a contatto con i massimi storici rilevati a 552 bp, nel mese di agosto ha ricondotto lo spread sui 433 punti base, dopo aver testato area 4%.

Volendo fornire un’analisi predittiva dello spread, per confermare l’arresto del trend ascendente è necessario che lo stesso effettui un pull-back in area 450/470 bp con effetti avversi sui mercati azionari che potrebbero tirare il fiato dopo la lunga corsa registrata nel mese di agosto. Su tali livelli pertanto, con la convinzione che sia l’ESM chela BCEpossano far da scudo al rialzo eccessivo degli spread, è possibile nuovamente intervenire sul differenziale assumendo una posizione lunga sul BTP future, puntando ad un restringimento dei rendimenti del Titolo di Stato italiano decennale, e contemporaneamente vendendo il Bund future, puntando invece ad un aumento dei rendimenti del titolo tedesco di medesima maturity.

Per chi non volesse esporsi direttamente sul mercato dei future, anche in virtù dell’elevato nozionale implicito ai due contratti (100.000 euro), come detto in precedenza è possibile far ricorso ai leverage targati RBS Plc che offre proposte sia al rialzo che al ribasso sui titoli italiani (BTP future), tedeschi (Bund future), francesi (OAT future) e statunitensi (Treasury).

La loro frazionalità, rispetto al nozionale del future, ne fa uno strumento indispensabile per i piccoli investitori che possono ricercare in tale tipologia di investimento molteplici finalità, dall’ hedging alle strategie unidirezionali e spread trading.