EURO A DENTI STRETTI

Lotta contro tutto e tutti per restare a galla. Come giocarsi il momento della verità per la moneta unica.

 

 E’ trascorso circa un anno da quando sono stati avvertiti i primi seri scricchiolii nei palazzi dell’Eurotower e circa sei mesi da quando hanno iniziato a farsi più insistenti le voci di un possibile fallimento dell’euro. A furia di arrancare e lottare per non affondare, la divisa unica sembra un pugile suonato che, tuttavia, è riuscito a non cadere al tappeto deludendo finora quanti avevano scommesso su una sua dèbacle. Analizzando l’andamento del rapporto di cambio contro il dollaro dallo scorso agosto si ha la percezione delle difficoltà incontrate fino ad oggi, giorno in cui era in programma il vertice dell’Eurogruppo per dare il via libera all’ennesimo piano di aiuti per la Grecia. Da quanto si è appreso, i leader delle autorità europee riuniti in teleconferenza starebbero vagliando l’ipotesi di rinviare la concessione del nuovo pacchetto di finanziamenti ad Atene, ritenendo insufficienti le misure di austerity approvate, non senza poche difficoltà,nella serata di domenica dal parlamento greco. La reazione sull’euro non si è fatta attendere, con il cambio scivolato fino al livello di 1,3070 dopo aver raggiunto un massimo di seduta a 1,3191 sulla scorta delle notizie provenienti nella notte dall’Oriente, secondo le quali la Cina non avrebbe alcuna intenzione di interrompere i propri investimenti sui titoli europei nonostante il conclamato rischio. Dicevamo che guardando un grafico da agosto del rapporto contro la divisa statunitense si comprende quanto sia stato tortuoso il cammino dell’euro in questi mesi. Tra il default pilotato sempre più concreto della Grecia e tagli di rating a profusione per quasi tutti i Paesi dell’Eurozona, con la tripla A conservata ormai solo da pochi Stati, sono state perse circa 15 figure dalla nostra moneta, con un minimo a 1,2673 fissato il 16 gennaio scorso. Senza dubbio poteva andare anche peggio, se si considera che da più parti si sono accavallate dichiarazioni di allarme rosso per la tenuta del progetto Europa, i cui fili sono stati mossi a fatica dal duo Merkel-Sarkozy.

 Ma non è solamente contro il dollaro USA che l’euro ha dovuto cedere il passo dalla scorsa estate. Osservando la tabella delle variazioni sulle principali valute si nota come la medesima percentuale sia stata persa nei confronti dei due dollari del Nuovo Continente, quello neozelandese e australiano, mentre è stato del 9% circa l’apprezzamento del dollaro canadese e dello yen giapponese. Al 6% ammonta il recupero messo a segno dalla sterlina e solamente il franco svizzero, bloccato nella sua ascesa dalla SNB ( la banca nazionale svizzera), ha ceduto frazionalmente dopo l’exploit dei mesi precedenti. Uno scatto d’orgoglio, favorito dal cauto ottimismo di fondo che si respira a dispetto delle cattive notizie che quasi quotidianamente arrivano, si è avuto da inizio anno. Le principali variazioni negative dell’euro si sono avute nei confronti del dollaro neozelandese ( +6,07% a favore di quest’ultimo) e di quello australiano (3,44%) mentre un seppur lieve recupero è stato messo a segno dalla divisa unica tanto sulla sterlina inglese (-0,41%), quanto sul dollaro statunitense (-1,73%) e sullo yen (-3,70%).

 Cosa accadrà da in ora avanti è un’incognita. E’ fondamentale innanzitutto che nei confronti del dollaro americano non venga violata la soglia di 1,30 ma ancor di più che non si torni a ridosso dei minimi di inizio anno, pena il rischio di mettere nel mirino i minimi del 2010 poco al di sotto di quota 1,20. Dal destino della divisa unica dipenderanno, tra l’altro, anche cinque certificati selezionati per voi tra le numerose proposte quotate con sottostante valutario. Alcuni di questi sono stati già trattati dal Certificate Journal ma riteniamo opportuno tornarci sopra in considerazione dei recenti movimenti al ribasso registrati proprio dall’euro. Ma vediamoli nel dettaglio, partendo da un originale certificato legato all’andamento del tasso di cambio tra euro e real brasiliano.

 REVERSE EXPRESS  EUR/BRL (DE000DB7LPB1)

 Nel panorama dei certificati scritti sui tassi di cambio, l’ottica rialzista sull’euro rispetto alle divise estere non offre alcuna interessante opportunità d’investimento alle condizioni del Forex correnti.  Tra gli strumenti che mantengono un buon upside anche in caso di moderato apprezzamento della moneta unica si segnala tuttavia il Reverse Express di Deutsche Bank scritto sul cambio euro/real brasiliano. Dopo aver mancato tutte le rilevazioni intermedie, il certificato dell’emittente tedesca volge così verso la scadenza del prossimo 5 maggio con un rimborso teorico di 120 euro se il cambio contro la valuta carioca non sarà superiore allo strike, rilevato a 2,304. Fissata una barriera up a 3,57 eur/brl, pari al 155% del valore iniziale, per fixing superiori alla soglia trigger ma inferiori a quella knock out, non verrà riconosciuta alcun premio finale, garantendo tuttavia i 100 euro di nominale.  Una rottura della barriera determinerebbe invece un rimborso pari al deprezzamento complessivo del real rispetto all’euro. Con un valore corrente del cambio pari a 2,2545 eur/brl ed un prezzo lettera del certificato pari a 109 euro, fino ad un incremento complessivo dell’euro contenuto a cinque figure, si otterrà un rendimento a poco più di due mesi pari all’8,11%.

REVERSE EXPRESS EUR/BRL (DE000DB8VQY8)

 Bastano invece pochi pips perché l’altro Reverse Express dell’emittente teutonica venerdì prossimo, ovvero il 17 febbraio, per via di una rilevazione del cambio inferiore a 2,25 eur/real rimborsi anticipatamente i 100 euro di nominale, maggiorati di una cedola del 15%. Qualora il fixing ufficiale comunicato dalla Bce sarà superiore alla soglia trigger, si guarderà alla rilevazione finale del 17 agosto per ottenere oltre al nominale un premio di 20 euro. Saranno tuttavia garantiti i 100 euro  fino ad un cambio di 3,49 real per euro, pari al 155% del valore iniziale.

EQUITY PROTECTION SHORT QUANTO (IT0004652464)

 Punta invece ad un netto deprezzamento della valuta unica rispetto a quella statunitense l’Equity Protection Short Quanto di Banca IMI emesso il 30 novembre 2010. Rilevato il cambio iniziale a 1,3146, alla scadenza fissata per il 30 novembre 2015 il certificato rimborserà un importo pari all’apprezzamento complessivo del dollaro rispetto all’euro con una partecipazione pari al 180%. Qualora tale incremento sia nullo o negativo, è comunque garantito il rimborso dell’intero nominale. Ad un cambio ufficiale pari a 1,3140 dollari per euro, il certificato di Banca IMI diventa così uno strumento alternativo di copertura oltre che un’opportunità d’investimento di lungo periodo per chi avesse un’ottica ribassista sul cambio europeo contro la divisa statunitense. Ad un prezzo lettera di 93,75 euro, infatti, non solo si beneficerà dell’eventuale deprezzamento dell’euro ma in virtù della protezione del nominale si otterrà anche un rendimento minimo del 6,68%.

 COMMODITY CURRENCY CERTIFICATE (NL0009540228)

 Il Commodity Currency Certificate di Royal Bank of Scotland affianca invece la divisa europea ad un pool di valute.  Il basket monetario sottostante è infatti composto dal dollaro australiano, dal dollaro canadese, da quello neozelandese e dalla corona norvegese. Alla scadenza del 20 settembre 2013, il certificato rimborserà in qualsiasi scenario 1034 euro. Fissati poi i fixing iniziali, rispettivamente a 1,4058 eur/aud, 1,3795 eur/cad, 1,8313 eur/nzd, 7,9195 eur/nok , ed assegnato a  ciascuno un peso pari al 25%, qualora il valore finale del basket segni un deprezzamento rispetto a quello iniziale, tale variazione verrà riconosciuta come ulteriore premio sul nominale. Al prezzo esposto in lettera nella giornata del 15 febbraio, pari a 1039 euro, a fronte di un upside illimitato, la perdita massima è fissata allo 0,48%. A tale pricing si affianca tuttavia una flessione media del basket pari al 9,49%, che corrisponde ad un rimborso teorico di 1094,9 euro.

RANGE (DE000DE3S6P2)

 Risponde infine alle esigenze di coloro che volessero ottenere un profitto dal movimento del cambio, indipendentemente dalla direzione presa, il Range di Deutsche Bank, scritto sull’euro dollaro. Dato uno strike iniziale pari a 1,2903 dollari per euro, con scadenza fissata per il 12 gennaio 2015, il certificato presenta quattro possibili esiti a seconda del valore del fixing ufficiale della BCE. Per valori del cambio compresi tra 1,30 e 1,50 il rimborso sarà pari a 120 euro. Allontanandoci di sette figure, ovvero per un fixing superiore a 1,23 e inferiore 1,57, il premio sul nominale sarà di 10 euro. Negli intervalli 1,17/1,23 e 1,57/1,63 è previsto il rimborso del nominale. Per altri valori è garantito il rimborso di 90 euro. Dato un prezzo lettera di 100,15, si otterrà un rendimento positivo in caso di oscillazioni comprese nell’intervallo 1,23/1,57 euro, con un massimo del 20%, mentre la perdita massima è fissata al 10%.