BONUS RECOVERY, UN ANNO DOPO


Sono trascorsi dodici mesi dal lancio dei primi Bonus Cap Recovery di Macquarie. Da quel momento i mercati sono in profondo rosso e le nuove barriere sfidano il ribasso abbassandosi sempre di più.

Era il 10 novembre 2010 quando, prendendo spunto da una inedita emissione di Macquarie studiata per consentire agli investitori rimasti incastrati in posizioni sofferenti dopo i crolli di borsa del biennio 2008/2009 di tentare la via del recupero senza dover sperare in un forte rialzo dei mercati, per la prima volta iniziammo a parlare di strategie recovery. Nei mesi seguenti, dando seguito alle nuove emissioni che si sono susseguite, con alternanza di emittenti e sottostanti, abbiamo continuato a sviluppare il tema cercando sempre di evidenziare rischi e vantaggi di eventuali operazioni di switch. Il principio ispiratore dei Bonus Cap Recovery è quello di offrire una seconda possibilità a quanti si sono trovati nelle condizioni di subire perdite a causa degli eventi barriera che, in misura massiccia, si sono verificati tra ottobre 2008 e marzo 2009 e successivamente nel corso dell’estate di quest’anno. Nonostante il gran recupero dai minimi, infatti, molti degli investimenti effettuati prima del 2009 non sono riusciti a rivedere la parità e anzi, con il recente nuovo affondo dei mercati azionari, sono tornati ad inabissarsi. A questo punto, per poter sperare di tornare a galla, gli investitori devono augurarsi che venga posto un freno alle continue pressioni in vendita e che si torni a salire. Tuttavia, così come un anno fa, anche stavolta cercheremo di proporre delle soluzioni alternative a quella di doversi affidare alla buona sorte, ovvero di rimanere passivamente in attesa di un rally dei mercati. Prima, però, riteniamo opportuno tornare a distanza di dodici mesi sulle due emissioni di Bonus Cap che Macquarie ha quotato in Borsa Italiana dal 5 novembre 2010, per verificare quale è stato il loro comportamento e se sono ancora in grado di svolgere il compito per il quale sono state create.

APRIPISTA IN SOFFERENZA

 Il primo Bonus Cap, identificato da codice Isin DE000MQ2CJ19, è stato emesso a 70,05 euro e alla scadenza del 30 giugno 2014, se non sarà mai stato quotato dall’indice Eurostoxx 50 il livello di 2000 punti, restituirà un ammontare pari a 100 euro. Viceversa, in caso di violazione della barriera nel corso dei tre anni e otto mesi che portano alla scadenza, rimborserà un importo pari al valore di riferimento finale dell’indice moltiplicato per il multiplo 0,02400011, con un rimborso massimo che in ogni caso non potrà superare i 100 euro. Il secondo Bonus Cap, avente codice Isin DE000MQ2CJ27,  presenta invece una durata superiore di un anno ( la scadenza è fissata al 30 giugno 2015 ) ma permette di ricevere il rimborso dei 100 euro a patto che l’Eurostoxx 50 non vada mai a rivedere i minimi del 9 marzo 2009, ossia il livello di chiusura di quel giorno fissato a 1807 punti. Grazie al prezzo di emissione pari a 66,57 euro, questo certificato consente quindi di guadagnare il 50% alla sola condizione che l’indice non cada nuovamente sui minimi toccati all’apice del movimento ribassista del2009. Incaso di evento barriera, per il calcolo del rimborso occorrerà fare riferimento al multiplo 0,0227452 calcolandone il prodotto per il livello di riferimento finale dell’indice.

 Descritte le caratteristiche e il funzionamento, passiamo ad analizzarne i movimenti. Il Bonus Cap scadenza 2014, con barriera a 2000 punti, ha subito gli effetti del crollo estivo del listino azionario europeo e non è riuscito pertanto a contenere i ribassi per via di un minimo, segnato dallo stesso indice, a 1995,01 punti. La rottura della barriera ha provocato la perdita dell’opzione Bonus e ha reso di fatto il certificato un semplice Benchmark a replica lineare del sottostante. Come noto, a seguito dell’evento barriera, il prezzo ha assimilato, scontandoli, tutti i dividendi stimati sull’indice fino alla scadenza. A conti fatti, la speranza di riuscire a recuperare più rapidamente le perdite pregresse si è spenta con la chiusura di seduta del 12 settembre scorso e ad oggi, a fronte di una quotazione dell’Eurostoxx 50 pari a 2130 punti, il certificato segna un prezzo al Sedex di circa 45 euro. In termini di confronto, mentre l’indice europeo ha registrato una perdita del 26%, il Bonus Cap ha segnato una flessione del 36%, proprio per effetto dei punti di dividendi stimati sull’Eurostoxx 50 fino alla scadenza di giugno 2014.

 Ha ugualmente sofferto il forte calo dei listini azionari del Vecchio Continente ma, in virtù del posizionamento della barriera sui minimi di marzo 2009, è ancora a galla il secondo Bonus Cap emesso da Macquarie a novembre 2010. Il certificato, emesso con un prezzo di 66,57 euro, segna oggi un valore di circa 48 euro, in ribasso del 28%. Nello stesso periodo, l’indice sottostante ha lasciato sul terreno il 26%, ma nella determinazione del valore di mercato del certificato, un ruolo fondamentale lo giocano proprio i dividendi stimati fino alla scadenza di giugno 2015. Infatti, tenendo conto che per tale data è previsto lo stacco di circa 320 punti indice, la barriera sarebbe virtualmente violata. E’ questo il motivo per il quale il certificato non è stato in grado finora di opporre alcuna resistenza al ribasso, mostrando una reattività simile a quella dell’omologo già finito al di sotto della barriera. Naturalmente, ciò che sulla carta sembrerebbe portare in una sola direzione, potrebbe essere sovvertito da un’inversione di tendenza dell’indice azionario già a partire dalle prossime settimane. In tal caso, un recupero tale da far allontanare lo spot dai 1807 punti della barriera e un eventuale raffreddamento della volatilità, darebbe modo al certificato di veder lievitare il proprio fair value. In termini prospettici, definiti i rischi impliciti di un evento barriera ancora altamente probabile, è opportuno tenere in considerazione che in caso di mancata violazione l’upside conseguibile alla scadenza sarebbe di oltre il 100%, in virtù del rimborso a 100 euro e dell’attuale quotazione di circa 48 euro.

SFIDARE IL RIBASSO ABBASSANDO LA BARRIERA

 Nel corso dell’ultimo trimestre sono state numerose le nuove proposte di Bonus Cap emessi sotto la pari per permettere di usufruire di una seconda possibilità. Tra questi spicca quello di Macquarie emesso proprio nel bel mezzo della bufera, ossia il 19 agosto scorso, con strike iniziale pari a 2203,18 punti e barriera a 1500 punti di Eurostoxx 50. Nel tentativo di superare l’attuale fase molto critica dei mercati finanziari, l’emittente australiana ha progressivamente abbassato il livello della barriera delle ultime emissioni. Il posizionamento a 1500 punti di quella del Bonus Cap identificato da codice Isin DE000MQ49KR6, nonostante la scadenza fissata al 31 agosto 2015, potrebbe consentire di superare indenni anche un eventuale ulteriore affondo del listino azionario europeo e di puntare dritto all’incasso dei 100 euro promessi alla scadenza. In virtù dell’attuale quotazione sul Sedex pari a 60 euro, l’upside potenziale alla data di esercizio ammonta al 66,66%, una percentuale che potrebbe risultare sufficiente per rimediare a molti dei danni subiti dai portafogli negli ultimi mesi. Anche in questo caso, un’opportuna verifica dei dividendi stimati fino alla scadenza consente di valutare più correttamente la distanza a cui è posizionata la barriera. In particolare, tenuto conto di circa 330 punti che l’indice dovrebbe staccare, secondo quanto prezzato dalle opzioni con scadenza corrispondente, opportunamente interpolati per ottenere un risultato quanto più fedele possibile, il buffer sulla barriera ammonta al 17% circa. Senza tenere conto dei dividendi, dai 2130 punti correnti, la soglia che l’Eurostoxx 50 dovrà riuscire a non raggiungere è posta al 30% di distanza e in ogni caso, oltre 300 punti al di sotto dei minimi di marzo 2009.

 8000 PUNTI PER IL FTSE MIB

Volendo puntare sul FTSE Mib, sebbene sia proprio l’indice italiano ad essere maggiormente nell’occhio del ciclone da qualche mese a questa parte, il segmento dei Bonus Cap Recovery propone un’emissione con barriera posta sulla soglia degli 8000 punti. Il certificato, identificato dal codice Isin DE000MQ49KT2, è stato emesso da Macquarie e ha uno strike a 14935,63 punti di FTSE Mib. La tenuta fino alla data di valutazione finale del 31 agosto 2015 della barriera degli 8000 punti consentirà il pagamento di un importo di esercizio pari a 100 euro che, in virtù dei 60,50 euro a cui lo strumento è quotato in Borsa Italiana, portano ad un rendimento del 65,82% in 3,9 anni. Come tutti i Bonus dotati di barriera disattivante, in caso di rottura del livello indicato il certificato perderà la sua opzione caratteristica trasformandosi in un semplice strumento a replica lineare del sottostante, fermo restando il limite di rimborso massimo a 100 euro; a seguito di tale evento, il prezzo sarà in ogni momento ricavabile moltiplicando il livello del FTSE Mib, decurtato dei dividendi stimati fino alla scadenza, per il multiplo che nel caso specifico è pari a 0,004197742. Date queste caratteristiche, si comprende chiaramente come il Bonus Cap di Macquarie sia indicato per chi voglia tentare di cavalcare un eventuale rimbalzo del FTSE Mib ma anche per chi abbia l’esigenza di recuperare perdite sofferte durante il recente crollo. Supponendo, infatti, di aver subito una minusvalenza media del 40%, affinché la si possa recuperare sarà necessario che l’azione o indice da cui si è perso segni un rialzo di oltre il 60% dai valori correnti. Affidandosi al Bonus Cap, al contrario, sarà sufficiente che l’indice non segni un ribasso di oltre il 34% per permettere di ottenere, naturalmente solo alla scadenza di agosto 2015, lo stesso risultato e recuperare così interamente le perdite.