Il difficile cammino del dopo QE2

Dopo il deludente mese di maggio, chiuso con un bilancio magro per le principali Borse mondiali, anche giugno non è partito con il piede giusto con i listini europei che hanno inanellato  cinque  sedute  consecutive  intonate  al  ribasso con l’indice Dax scivolato sotto quota 7 mila punti per la prima volta dallo scorso 18 aprile. Con i ribassi degli ultimi giorni il Ftse Mib ha praticamente azzerato i guadagni che faticosamente aveva accumulato nei primi mesi dell’anno. I  deboli  riscontri  arrivati  venerdì  dal  mercato  del  lavoro Usa  hanno  inevitabilmente  gettato  nuove  nubi  sulle  pro-spettive per l’economia a stelle e strisce allontanando la prospettiva di un rialzo dei tassi e riaccendendo la discussione sull’eventualità di un QE3. A maggio si è registrato il ritmo più basso di creazione di posti di lavoro dal settembre 2010 con la disoccupazione salita a sorpresa al 9,1%. Accantonate  quindi  le  prospettive  di  rialzi  dei  tassi  per  i mesi a venire, si va a complicare la matassa per la Federal Reserve che lo scorso anno, davanti a una situazione analoga con crescenti timori di un marcato rallentamento economico,  varò  il  secondo  piano  di  quantitative  easing che andò a risollevare l’umore dei mercati. Quando ormai mancano  poco  più  di  tre  settimane  alla  fine  del  QE2,  la debolezza  della  congiuntura  Usa  potrebbe  portare  a  valutare  l’eventualità  di  nuovo  piano  di  stimoli  economici addizionali.  Possibilità  non menzionata  però  dall’ultimo discorso di Bernanke. Nel suo intervento all’International Monetary  Conference  di Atlantia,  il  presidente  della  Fed ha evidenziato che la ripresa economica continua a dimostrarsi  moderata, anche  se  nella  seconda  parte  dell’anno dovrebbe palesarsi un miglioramento. Insomma il ritorno alla normalità appare ancora lontano e i tassi rimarranno fermi  sui  minimi  ancora  a  lungo.  Non  va  poi  dimenticata la delicata situazione del mercato immobiliare. I prezzi delle  case  sono  diminuiti  più  del  5%  quest’anno rispetto all’anno passato, e anche le vendite di case esistenti e di quelle nuove sono risultate in forte calo nel mese di aprile. Segnali  di  possibile  rallentamento economico  anche  per l’Europa, che a differenza degli Stati Uniti, ha incominciato il 2011 con un primo trimestre con crescita migliore delle attese  (+2,5%  a/a  confermato  dalla  seconda  lettura).  In particolare gli ultimi dati tedeschi evidenziano un rallentamento delle esportazioni (-5,5% m/m ad aprile) e della produzione industriale (ad aprile ha registrato un calo mensile dello 0,6%).